Il volume analizza il contributo che la fotografia ha apportato all'affermazione della cultura della visibilità peculiare della cosiddetta società trasparente, accelerata dalla nascita del web e impostasi capillarmente alle soglie del terzo millennio. In particolare, l'autrice pone in luce il singolare profilarsi nel corso degli ultimi decenni di un crossover, per molti versi inedito, della pratica fotografica nei campi sempre più osmotici delle arti visive, della moda e dei social media. Privilegiando la dimensione esperienziale e partecipativa del medium e mettendo in atto una modalità di racconto in prima persona e in tono diaristico, tali pratiche sembrano rispondere a quell'istanza allo svelamento e all'esposizione totale della sfera privata, ravvisata da Jean Baudrillard quale tratto distintivo della società attuale. In questo senso, la nozione di nuova oscenità - ovvero l'oscenità del visibile, del troppo visibile, del più visibile del visibile teorizzata dal filosofo francese - viene assurta a strumento euristico chiamato a mappare e inquadrare gli esiti della Snapshot Culture nell'era digitale.