A volte i libri conoscono un destino strano.
Gli autori fanno il loro debutto e magari passano in sordina.
E poi al secondo tentativo conoscono un successo che illumina anche i loro esordi.
E’ successo a
Valerie Perrin, ad esempio, con
Il quaderno dell’amore perduto che è stato riscoperto solo dopo il successo mondiale di
Cambiare l’acqua ai fiori.
Ed è successo anche a
Il popolo degli alberi di
Hanya Yanagihara, divenuta famosa grazie al suo secondo romanzo, il doloroso e intenso
Una vita come tante.
Il popolo degli alberi mantiene il lettore avvinto con la medesima intensità di
Una vita come tante, ma se in questo secondo romanzo il dolore è calato all’interno dell’universo individuale costituito dall’essere umano, ne
Il popolo degli alberi le questioni si fanno molto più universali.
E di conseguenza la crudeltà di cui è permeato
Il popolo degli alberi costringe il lettore ad assistere e a riflettere sul bene e sul male, sull’etica, sulla morale, sulla differenza di civiltà.
Sul concetto stesso e ampio di civiltà.
Il popolo degli alberi è scritto in forma di memoir dal punto di vista del
Dottor Norton Perina, esimio medico insignito di
Premio Nobel, responsabile di una scoperta scientifica di risonanza mondiale.
Personaggio sfuggente e dai lati oscuri, il lettore fatica sempre a inquadrare
Perina: è geniale ma allo stesso tempo ambiguo. E’ costretto agli arresti domiciliari con l’accusa di abusi e violenze sui suoi figli adottivi, ma nel frattempo racconta come è riuscito a scoprire il segreto perseguito da molti esponenti del genere umano.
Dalla sua infanzia, passando per gli studi sino al suo sbarco nella giungla micronesiana, il lettore assiste a tutto: non viene scontato nulla degli esperimenti condotti , né delle sensazioni provate. Non si può chiudere gli occhi davanti alle intenzioni che muovono questo risoluto e sfuggente scienziato.
Negli anni ’50 il
dottor Perina scopre che una piccola tribù spersa nella giungla della Micronesia riesce a vivere molto più a lungo rispetto alla vita media umana grazie a una particolare carne di tartaruga.
Appropriarsi di questo segreto, strappandolo dalle abitudini ancestrali e lontane dalla civiltà occidentale, per Perina è l’unica scelta possibile in nome della scienza.
Ma quali sono gli aspetti etici e morali di una scelta di questa portata?
Il popolo degli alberi è una cruda e crudele riflessione su temi già conosciuti ma che non hanno una soluzione né un’unica interpretazione.
Recensione di Alice M.