Spagna, prima metà del Novecento. Il segnale concordato, "Rovesci in tutta la Castiglia", accende la rivolta repubblicana contro il dittatore. Il "caudillo" Augusto Goffredo Avellaneda de la Gardo, meglio conosciuto come A.G., viene arrestato e condannato a una punizione umiliante ed esemplare. Non la morte, non la reclusione a vita, ma il suo incubo peggiore: l'ergastolo pubblico. Costretto a girare per il paese in una gabbia, diventa il bersaglio vivente dell'odio del suo popolo, coprotagonista del romanzo. A.G. viene esposto nelle piazze delle città che furono teatro dei suoi crimini, e qui nessun filtro lo protegge dalla folla inferocita, la quale, solo poco tempo prima, inneggiava entusiasta al suo nome. Lui, che voleva inviare un razzo sulla luna, che fin da bambino aveva coltivato l'ambizioso sogno di riportare in vita l'Impero spagnolo, che prima di trasformarsi in un despota desiderava il meglio per la nazione, ora è ridotto a esibire le sue miserie, persino quelle corporali. Su uno sfondo fantastorico, si compiono ascesa, caduta e rinascita del tiranno. E tra un episodio tragicomico e l'altro si racconta la metamorfosi del popolo, il cui odio iniziale si spegnerà piano piano nella più totale indifferenza. Non si può non provare una strana ammirazione per un uomo che, seppur recluso, mantiene alta fino alla fine la sua dignità e trova il modo di riscattarsi anche nelle vesti di clown-giocoliere. Il finale sarà tutto da scoprire.