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ciabatti teresa - sembrava bellezza

SEMBRAVA BELLEZZA




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Dettagli

Genere:Libro
Lingua: Italiano
Editore:

MONDADORI

Pubblicazione: 01/2021





Descrizione

“Torna indietro, scrittrice, torna alla notte di tenebre della tua giovinezza, è forse racchiuso lì il segreto di tutto? Chi sei, ciò che ti terrorizza. Conta le volte in cui nei tuoi libri compare una bambola bionda. Figura evanescente, te stessa, riemersa per dire: è colpa tua. “

Teresa Ciabatti con Sembrava bellezza si spinge con coraggio verso un’oscurità che pochi hanno saputo svelare, e pochissimi ammettere. Dando voce all’indicibile, racconta la sporcizia dell’anima, e la più umana bassezza, in una storia vera non solo per lei, per tutte.

Una scrittrice quasi cinquantenne viene ricontattata dall’amica dell’adolescenza, Federica, e riapre la botola del suo passato. Quello di una ragazzina inadeguata, sempre in secondo piano, a scuola e nella vita: lei e Federica, quelle non bionde, non magre, non ammesse alle feste giuste.

Pomeriggi sole, stese sul tappeto a immaginare una vita che non le voleva, a sentirsi sbagliate, ragazzotte sovrappeso e complessate, a guardare la sorella di Federica, Livia, la reginetta della scuola, la più bella, la più amata.

 

L’inadeguatezza è uno dei sentimenti più indelebili della crescita di una donna, lascia tracce che non scompaiono mai. E spinge indietro, lega per sempre all’adolescenza, riporta giù, nel fondo, con una forza di gravità che è fatta dei chili di troppo, della ferocia delle altre, quelle giuste, con lo zainetto che va bene, i capelli biondi, le gambe lunghe. Sono quelle desiderate, che fanno la lampada, che fanno le foto. Alle altre resta uno spettacolo a cui assistere, ma mai prendere parte, mai protagoniste.

La memoria del dolore è fatta delle perfezioni delle Livie, e della cattiveria delle Lavinie: e i sentimenti di ossessione e di rabbia che fanno crescere dentro sono un’oscurità scomoda e sporca piena di fantasmi.

 

“Non mi riconoscevo nella modestia, nel primo piano della palazzina di via dei Monti Parioli. Nella mancanza di sfarzo -sia pure simulato, simulatelo!
Datemi una pelliccia, un cigno, qualsivoglia segno di distinzione. Una molotov con cui fare una strage. Se non posso primeggiare, ho tuttavia l'opportunità di eliminare chi mi rende inferiore, una a caso.”

Quando si ritrovano adulte, Federica e la protagonista non hanno più diciassette anni, ma dentro di loro sono ancora ferme lì, ancorate nella loro tempesta di rabbia, con quel fardello di vergogna ingombrante e imbarazzante come lo zainetto a forma di koala. Sbagliate per sempre, in cerca di rivalsa.

Livia è cresciuta, anche lei, ma dopo un incidente è rimasta bloccata, il corpo sempre bellissimo, ma la testa di una ragazzina, che volteggia, un palloncino in mano, ritardata che ha bisogno di accudimento.

Per la protagonista è la possibilità di prendersi cura di lei, per riparare alle sue carenze di madre, ossessionata dall’inadeguatezza e da mille paure di dover crescere una comparsa come lei.

Ma imparare dal passato significa forse riuscire ad affrontare l’età adulta, scandagliando nella melma dentro di sé, per riportare a galla le proprie mancanze, e incontrare i demoni del proprio dolore, invecchiati pure loro.

 

Sembrava bellezza è una storia di cadute, metaforiche e non, per gioco o per dolore: sono cadute che fermano il tempo cristallizzando un’esistenza o lo mettono in moto, con una sfida televisiva che segna una vita capace di accettare la luce e andare avanti, smarcandosi per sempre.

È un romanzo feroce, che urla a voce alta, per tutte le donne che hanno urlato dentro di sé, negli anfratti nascosti della loro anima, passate inosservate, umiliate, lasciate sempre in secondo piano.

Coraggiosa anche nella scrittura, Teresa Ciabatti quasi rinuncia all’interpunzione, preferisce frasi corte, brusche, un ritmo sincopato: il risultato è un flusso di coscienza ribelle e convulso, ossessivo e ironico. Il suo stile è libero, e senza uguali.

Date a Teresa Ciabatti, scrittrice dell’imperfezione e del dolore, un cigno, un attico, un diadema. Datele lo Strega.

 

“È tutta una questione di fantasmi, gente che continua a muoversi nella testa come l'hai lasciata. Ritrovarla è una delusione, il fucile che rincula, facendoti sobbalzare in avanti, benvenuta nel presente. Lampo d'indulgenza plenaria: anche tu, Lavinia, in qualunque luogo sia, vai in pace.”


Recensione di Francesca Cingoli





Trama

Ad accoglierci tra le pagine di questo romanzo è una donna, una scrittrice, che dopo essersi sentita ai margini per molti anni ha finalmente conosciuto il successo. Vive un tempo ruggente di riscatto, che cerca di tenersi stretto ma ogni giorno le sfugge un po' di più. Proprio come la figlia, che rifiuta di parlarle e si è trasferita lontano. Combattuta tra risentimento e sgomento per il tempo che si consuma la coglie Federica, la più cara amica del liceo, quando dopo trent'anni torna a cercarla. E riporta nel suo presente anche la sorella maggiore Livia - dea di bellezza sovrannaturale, modello irraggiungibile ai loro occhi di sedicenni sgraziate -, che in seguito a un incidente è rimasta prigioniera nella mente di un'eterna ragazza. Come accadeva da adolescenti, i pensieri tornano a specchiarsi, a respingersi e mescolarsi. La protagonista perlustra il passato alla ricerca di una verità, su se stessa e su Livia, e intanto cerca di riafferrare il bandolo della propria esistenza ammaccata: il lavoro, gli amori. Livia era e resta un mistero insondabile: miracolo di bellezza preservata nell'inconsapevolezza? O fenomeno da baraccone? Avvolti nelle spire di un'affabulazione ammaliante, seguiamo la protagonista in un viaggio che è insieme privato e generazionale, interiore e concreto. E mentre lei aspira a fermare l'attimo per non perdere la gloria, la sorte di Livia è lì a ricordare cosa può succedere se la giovinezza si cristallizza in un presente immobile: una diciottenne nel corpo di una cinquantenne, una farfalla incastrata nell'ambra. "Sembrava bellezza" è un romanzo sull'impietoso trascorrere del tempo, e su come nel ripercorrerlo si possano incontrare il perdono e la tenerezza, prima di tutto verso se stessi. Un romanzo di madri e di figlie, di amiche, in cui l'autrice mette in scena le relazioni, tra donne e non solo. Un romanzo animato da uno sguardo che innesca la miccia del reale e, senza risparmiare nessun veleno, comprende ogni umana debolezza.




Recensione Libraio

Sembrava bellezza di Teresa Ciabatti è un romanzo che tra i suoi molteplici di livelli di lettura conserva quello legato al rapporto con il tempo.

E’ nel suo rapporto col tempo che infatti la protagonista ha potuto guardarsi attraverso una diversa narrazione e riscoprirsi così scrittrice di successo.
Ci vuole tempo per allineare la percezione che si ha di sé a quella che realmente hanno gli altri.

E in realtà il successo della protagonista è successo.
Nel senso che è accaduto e ora la sua fama sta calando.
Di per sé questa è una riflessione sui moti della vita, sul suo ondeggiare avanti e indietro, in alto e in basso.

La percezione di sé è l’altro grande tema di Sembrava bellezza di Teresa Ciabatti.
Perché oltre al momento di passaggio che la protagonista sta vivendo, che la porta a riflettere su di sé, sul passato e sul futuro, osservandoli da un punto di vista che ne coglie le stratificazioni, in questa vicenda si inserisce quella di Livia.
E’ una presenza a distanza che ogni tanto ritorna e segna il tempo (ancora) nella vita della protagonista, di Federica, della loro amicizia.

“A questa distanza Livia è una vecchia canzone della nostra giovinezza.”

Federica era la migliore amica della protagonista ai tempi del liceo e Livia era sua sorella maggiore, invidiata, idolatrata, posta come modello per la sua incredibile bellezza.
Sembrava bellezza.
Perché poi a Livia è occorso un incidente che l’ha lasciata menomata: il corpo invecchia ma la mente è rimasta indietro, in uno stato di eterna e candida fanciullezza.

In Sembrava bellezza l’autrice, parlando dal punto di vista della protagonista, non riflette solo sul passare del tempo in rapporto ai propri accadimenti, ma lascia che lo sguardo indagatore utilizzi Livia come parametro: una cartina di tornasole che ricorda continuamente il rapporto tra passato e presente, tra io e voi, tra prima e dopo.
E dal resto la penna di Teresa Ciabatti scorre e riflette, scavando nell’io così come nell’immagine che si vuole dare a quel “voi lettori” cui talvolta si rivolge.
Impietosa verso se stessa e verso gli altri, chi scrive interroga:

A proposito di mondo diviso, di destra e sinistra. Chi sono io.
La donna buona che si dedica alla disabile o la donna cattiva che infanga i morti di famiglia (fosse davvero coraggiosa calunnierebbe i vivi).
La femmina castano bionda desiderata, o la vecchia in menopausa. La scrittrice famosa o la fallita.


Niente bianco o nero.
Ma bianco e nero.
Sembrava bellezza è il ritorno alle pagine di Teresa Ciabatti che permetterà ai lettori di ritrovare la penna pungente e mai scontata che tanto hanno amato.

Recensione di Stefania C.



Autore

Teresa Ciabatti è una scrittrice di origine toscana, nata a Orbertello, in provincia di Grosseto, nel 1972. Laureatasi in Lettere Moderne alla Sapienza di Roma, è stata allieva di Alessandro Baricco alla sua scuola di scrittura nella città di Torino.







GLI ALTRI LIBRI DI TERESA CIABATTI

MATRIGNA,Solferino
LA PIU' AMATA,MONDADORI
LA PIU' AMATA,MONDADORI
IL MIO PARADISO E' DESERTO,Rizzoli
TUTTISANTI,Il Saggiatore







Altre Informazioni

ISBN:

9788804735243

Condizione: Nuovo
Collana: SCRITTORI ITALIANI E STRANIERI
Dimensioni: 223 x 28 x 146 mm
Formato: Rilegato
Pagine Arabe: 239


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