La pazzia è desiderare di tornare in carcere perché il mondo fuori è troppo complicato e possiede un’anima più nera e crudele.
La pazzia è andare avanti senza uno scopo.
Malafollia è una raccolta di racconti sul tema della follia scritti da detenuti e detenute delle carceri italiane e promossi dal Premio Goliarda Sapienza, giunto all’ottava edizione. Malafollia è un libro necessario e sorprendente.
Necessario perché è una fotografia autentica e dolorosa del risultato dell’isolamento sulla mente umana. La solitudine protratta per anni è resa accettabile dai meccanismi di routine, dalle regole e dagli orari che danno stabilità apparente, e creano invece straniamento, in una condizione che rende difficile rimanere vigili, e non perdersi: è una ferita profonda, dalla quale non ci si riprende, nemmeno usciti dalle mura del carcere, nemmeno liberi. E’ un labirinto dal quale non si esce più, provato sulla pelle e messo sulla carta.
Camminare per strada è tosta. Sto andando nel panico. Ho aspettato questi giorni
all’infinito e ora che sono arrivata ho paura come mai prima d’ora.
Malafollia è sorprendente perché i racconti sono testimonianze di grandi sensibilità narrative, e il loro è un valore letterario oltre che documentario. In un mix di autobiografia e finzione i sei racconti di Malafollia sono testimonianze efficaci, coinvolgenti e impressionanti di quel pericoloso precipizio sul quale conduce la reclusione.
Raccontano l’equilibrismo emotivo tra il mondo del dentro e quello del fuori, impossibile per i più, e non basta la periodica visita di uno psichiatra per restituire realtà. Alle semplicistiche visioni di chi chiede pene sempre più dure, rispondono le storie dell’umanità oscura di Malafollia.
Quando la cella viene vista come un rifugio sicuro dal mondo, si capisce di essere in un punto di non ritorno. Si è “entrati nel gioco” e si è perso il legame con la realtà, isolati, diversi.
Adesso ascoltami: sei tu che sei isolato, guarda questa stanza, non c’è nessuno con noi. Solo tu puoi tornare da noi, non possiamo venirti a prendere, esci dal gioco e torna da noi. Papà guardami, non guardare la luce che ti incanta e ti porta via.
Sono pagine di grande intensità e sincerità, quelle che si leggono in Malafollia, curata da Antonella Bolelli Ferrera. Da leggere senza pregiudizi, per riflettere sul fatto che un’umanità reclusa è sempre un’umanità violata.
“Se fossi un animale, quale animale vorresti essere?».
Leonardo: «Vorrei essere un aquilone».
«Un aquilone non è un animale».
«Neanche io lo sono».
Recensione di Francesca Cingoli