Trieste, divenuta porto franco nel 1719, rappresenta, per la collocazione geografica e la sua storia, un luogo di incontro di culture e di interazione di linguaggi diversi. Questa sua peculiarità è visibile nelle tracce che scrittori e poeti, provenienti da paesi diversi, hanno lasciato, da Joyce a Rilke, da Verne a Morris. Ma in che modo tale carattere si riflette sulle comunità che vivono nel territorio di Trieste, ed anche in un'area più vasta che ricomprende l'Austria, la Slovenia e la Croazia? Frutto di ricerche condotte da un gruppo di studiosi e giovani ricercatori dell'Università di Trieste, il volume analizza, da punti di vista diversi (storico, filosofico e giuridico), come - in un contesto così particolare e denso di "passato" - le istituzioni possono dialogare e interagire con le "minoranze" presenti sul territorio. La ricerca dedica particolare attenzione alle comunità islamica, cinese e sinti. L'opera è divisa in tre parti, dedicate rispettivamente ai linguaggi, alle esperienze nell'area macroregionale e, infine, agli strumenti e ai metodi di integrazione multiculturale. In questa terza prospettiva, sulla base di altre esperienze note (Francoforte, Londra), il volume presenta alcune ipotesi di studio per un modello "Trieste" di integrazione multiculturale.