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trento francesco; amedei aureliano; - venti sigarette a nassirya
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VENTI SIGARETTE A NASSIRYA

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5 stelle su 5 3 recensioni presenti


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Dettagli

Genere:Libro
Lingua: Italiano
Editore:

Einaudi

Pubblicazione: 10/2005





Trama

Un giovane regista italiano, Aureliano Amadei, arriva a Nassirya per girare un film, e salta in aria. Rimane ferito tra i morti della Brigata Sassari in quel tragico episodio che ha colpito così profondamente l'opinione pubblica italiana. Nei mesi d'ospedale ricorda tutto e riflette su quanto è successo e sulla guerra. Tornato in Italia, con un amico scrive questo libro, narrazione e insieme saggio sulla presenza italiana in Iraq.










Altre Informazioni

ISBN:

9788806179182

Condizione: Nuovo
Collana: EINAUDI TASCABILI. STILE LIBERO BIG
Dimensioni: 208 x 12 x 131 mm
Formato: Brossura
Pagine Arabe: 182





I vostri commenti al Libro

3 recensioni presenti.

19/12/2005 Di federicoughi
5 stelle su 5

Questa e' una storia incredibilmente bella. Complimenti a Trento e Amadei per il gran successo. Un libro da non perdere. Federico Ughi New York



21/12/2005 Di valeria106
5 stelle su 5

Ho letto “Venti sigarette a Nassirya” in una sola notte, tutto d’un fiato, rapita dal fascino della realtà, che supera di gran lunga qualunque prodotto dell’immaginazione. Un reportage sull’attentato alla base italiana in Iraq, avvenuto del Novembre del 2003, ma non solo: la storia del protagonista, Aureliano Amadei, regista romano addentratosi nell’inferno iracheno per ambizione, curiosità, leggerezza. Le cose, tuttavia, non sono andate secondo le aspettative di Aureliano, che ha filmato con i suoi occhi una vicenda e ce l’ha riportata fedelmente, al punto tale da assurgere al ruolo di fonte storica di preziosa importanza. La testimonianza diretta, l’elemento emozionale e vibrante dei fatti si mescola alla componente razionale e riflessiva aggiunta da Francesco Trento, giovane e promettente scrittore, che è riuscito sapientemente a dare al racconto del protagonista una forma fluida e strettamente aderente alla realtà, senza strumentalizzazioni, rielaborando criticamente i fatti dal punto di vista dello storico e fornendo una incisiva analisi politica che non scade nella retorica del pacifismo, ma fornisce precisi riferimenti e spunti di approfondimento senza appesantire la lettura. Infine, vorrei esprimere la mia ammirazione verso la casa editrice “Einaudi” che ha avuto il coraggio e la determinazione di pubblicare un’opera che ci mostra senza orpelli la realtà della guerra, stimolando le coscienze ‘unidimensionalizzate’ delle persone. Come diceva il saggio Che Guevara:” La vera rivoluzione deve cominciare dentro di noi”.



09/01/2006 Di delirio777
5 stelle su 5

Cinquant’anni fa Italo Calvino, in prefazione al suo Il sentiero dei nidi di ragno, si poneva il problema della necessità di una letteratura volta a mostrare al pubblico l’esperienza bellica (e post-bellica) di chi aveva vissuto in prima persona la Seconda Guerra Mondiale. Oggi come allora c’è bisogno di una letteratura delle esperienze, e Aureliano Amadei, con il prezioso aiuto di Francesco Trento, offre “a caldo” la sua vicenda, il suo spaccato della Guerra Invisibile in Iraq. Una guerra troppo spesso definita con eufemismi tanto cerebrali da sembrare perfino credibili: “guerra preventiva”, “guerra di liberazione”, “missione di pace” è l’evoluzione di una “guerra” (e punto) che nessuno vuole vedere. Guerra che Aureliano invece sbatte in faccia a noi, che abbiamo pianto (e forse per la prima volta gridato alla Patria) alla notizia dei nostri connazionali caduti in quel terribile attentato del 12 novembre 2003. Nassirya. Aureliano Amadei è in Iraq insieme all’amico e collega Stefano Rolla (si ricorderà certo questo nome) per preparare il campo e “reclutare” attori per girare una fiction. Una semplice fiction. Si ritrova coinvolto in quella tragedia che è costata la vita a 19 italiani, senza contare le vittime irachene e i feriti da ambo le parti. Tra i quali feriti c’è proprio Aureliano, che ha riportato danni più o meno gravi a un occhio, alla spalla, al piede ma soprattutto al cuore: privato del caro amico, dei nuovi compagni, beffato proprio dal suo Paese, prima e, cosa più imbarazzante ancora, dopo la strage. Gli avevano detto che non c’era problema, in Iraq, che era zona ormai tranquilla. Gli hanno presentato semplicemente scuse ufficiali, davanti le telecamere delle TV nazionali, dopo. Nessun risarcimento. Solo apparenza. Nasce principalmente dalla riflessione sull’ufficialità di questa (non)guerra, il bellissimo racconto di Trento e Amadei. Uno spaccato appunto, scritto col cuore e al contempo con disarmante ironia. Un’ironia che, comunque, parla a ch



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