Con uno stile da vecchio naturalista alla Fabre o alla Roland, in questo volume Gino Fantin rende, con grazia e umorismo, il peso e la grandezza di un posto o di un animale, ma anche la vita e quel che ha di bello e pittoresco. Racconta, dunque, della Scozia brumosa e della Pampa dei gauchos, della Tundra dalla primavera frenetica e dell'Albania delle paludi, delle grouses e delle oche, delle anatre e dei colombacci, di cani e nutrie, di amici e guide, ma anche di sorprese. E non mancano le descrizioni geografiche e ambientali, il Kazakistan sconosciuto e il Tajmyr misterioso, i disagi dei viaggi e quelli delle poste, i trionfi e le sconfitte venatorie, gli occhi affascinati dai voli e le orecchie riempite dai richiami di animali rari o semi-estinti, dai nomi esotici o strani. Ecco le vicende di un uomo vissute in bilico perenne tra l'ultima frontiera raggiunta e il padule di casa, tra la predazione e la conservazione, tra una meticolosa pianificazione e il fatalismo necessario a smussare gli imprevisti di una vita in presa diretta.