Dal secondo Novecento le arti performative hanno messo in crisi l'approccio antropocentrico del teatro occidentale. Abitando siti urbani, rurali e selvatici e mescolandosi con la vita dei luoghi, coreografi e registi hanno definitivamente immerso i processi creativi nella trama delle relazioni sociali e ambientali, rinunciando all'autonomia estetica dell'opera d'arte. Questo volume ne recupera le prassi, con particolare riferimento alla scena italiana, e ridefinisce le nozioni di spazio, luogo, sito e paesaggio, andando oltre la visione moderna degli studi teatrali.