"Nam quia discumbentis Neronis Apud Simbruina stagna, cui Sublaqueum nomen est" (Tac. Ann. 14, 22). È con queste parole che lo storico latino Tacito, negli Annales, ci introduce per la prima volta alla villa dell'imperatore Nerone a Subiaco, situata a circa 49 miglia ad est di Roma lungo l'alto corso del fiume Aniene, al termine della Via Sublacensis e ai celebri "Simbruina Stagna", i laghi artificiali creati sbarrando il corso dell'Aniene con imponenti dighe. Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, esalta la straordinaria amenità di questi bacini "lacus tris amoenitate nobiles, qui nomen dedere Sublaqueo" (Plin. Nat. 3,109), che diedero il nome alla villa "Sub-laqueum", ovvero "sotto i laghi". Le fonti letterarie di età classica oltre a restituire l'immagine di un complesso monumentale di eccezionale pregio in cui l'opera dell'uomo si fondeva armoniosamente con la bellezza del paesaggio naturale, forniscono un prezioso terminus ante quem per la realizzazione della villa e la presenza dei laghi, certamente già esistenti nel 60 d.C., prima della costruzione della Domus Aurea. In età altomedievale nei Dialoghi di Gregorio Magno, si ricorda come San Benedetto scegliesse per il suo ritiro spirituale un "deserti loci secessum petiit qui Sublacus vocabulum est" (Greg. Magn. Dial. 2, 1), dove sui resti degli ambienti termali della fabbrica neroniana, nei pressi di un "extenso lacu", costruì il protocenobio intitolato a San Clemente, il primo dei tredici monasteri fondati dal Santo nella valle. Il complesso sublacense, che si distingue per la sua articolata struttura per la costruzione delle dighe e per i padiglioni dislocati lungo gli "Stagna", fa pensare ai "magistri et machinatores" Severo e Celere, gli architetti della Domus Aurea, i quali, come rivela Tacito, "quae natura denegavisset, per artem temptare"(Tac. Ann. 14, 42). Ciò fa tornare in mente la definizione, anch'essa tacitiana, di Nerone quale "incredibilium cupitor", ossia bramoso delle cose impossibili, richiamando la reggia sul colle Oppio costruita nel 64 d.C., ispirata ai palazzi dei sovrani alessandrini, che, secondo la descrizione di Svetonio, si sviluppava, circondata da boschi e pascoli, intorno ad uno "stagnum maris instar" (Suet. Nero. 31,1-5). È sulla base delle evidenze storiche e archeologiche e delle considerazioni emerse che si fonda il presente lavoro, il cui obiettivo è quello di proporre un'ipotesi ricostruttiva del complesso Sublacense nella sua interezza, con una particolare attenzione al sistema idraulico dei "Simbruina Stagna". Dopo un'attenta analisi del territorio dal punto di vista geomorfologico e idrogeologico, si è proceduto ad un lavoro filologico di lettura e organizzazione dei dati a disposizione. Attraverso un approccio fortemente multidisciplinare, l'integrazione dei dati di scavo con le fonti documentarie e l'impiego di tecnologie digitali all'avanguardia, si è tentato di restituire, per la prima volta, l'aspetto architettonico della residenza imperiale oltre al posizionamento topografico degli sbarramenti, definendo così l'estensione dei bacini lacustri ed il loro impatto sul paesaggio circostante.