04/07/2006
Di francescofala
5 stelle su 5
“Sindaci a Roma” è un libro uscito appena tre mesi fa e rappresenta uno strumento prezioso per capire la situazione amministrativa della capitale oggi visto che analizza le giunte a partire dal dopoguerra. Grazia Pagnotta fotografa con lucidità e senso critico le amministrazioni succedutesi a Roma tra l’altro avvalendosi di un’ampia documentazione con la quale ha prodotto un libro completo e snello allo stesso momento. Dopo l’estromissione dal governo del PCI a livello nazionale, la DC a Roma instaurò alleanze con la destra e i monarchici con risultati a dir poco pessimi; la città continuò ad annaspare e il suo degrado era visibile da tutti, Vaticano compreso. Il risultato fu lo spadroneggiare delle lobby dell’edilizia che grazie agli amici della politica misero a segno quello che il comunista Natoli chiamò il “sacco di Roma”: un crescere disordinato e abusivo della città che portò benefici quasi esclusivamente alle proprietà fondiarie. Il malcostume politico raggiunse livelli tali da autorizzare la DC a cambiare rotta e rivolgersi ai partiti di centrosinistra mentre il PCI avanzava verso percentuali di consenso sempre più elevate grazie all’appoggio delle periferie. Diversa era la visione della città tra democristiani che puntavano ad una città centro del cattolicesimo e della burocrazia e comunisti che non si erano arresi all’assenza di un vero e proprio sviluppo industriale. Negli anni ’70 la prima giunta guidata da un comunista, Argan, che diede il via alla progettualità cercando di fare ordine nello sviluppo cittadino. Seguì il sindaco forse più amato, Luigi Petroselli, che però rimase in carica poco tempo, e poi Ugo Vetere con il quale – non proprio per colpa sua – si annacquò un po’ lo spirito di novità e progettualità che era stato il fiore all’occhiello delle ultime giunte capitoline insieme all’Estate Romana “inventata” dall’assessore Renato Nicolini. Tornò perciò in auge la DC, grazie ai nuovi equilibri nazionali che consegnarono la città nelle mani degl