A voler giudicare dal titolo questo potrebbe essere l'ennesimo volume di Simbologia Massonica, ma già dal sottotitolo - tra finito ed infinito - si capisce che le pagine che seguono sono, per così dire, "non convenzionali". Il perno su cui ruota l'intera opera è il Rituale Emulation in uso nelle Logge di ispirazione anglosassone. L'idea che si possa ricondurre gran parte della simbologia libero muratoria al concetto di finito/infinito viene sviluppata in maniera attenta ed a supporto di questa tesi sono stati presi in considerazione alcuni simboli, più o meno conosciuti. Il Tempio libero muratorio, inizialmente messo a confronto con gli altri luoghi di culto, viene delineato nelle sue componenti architettonico-esoteriche, alla luce di quanto tradizionalmente viene tramandato. Con questo metodo si riescono ad annullare le riconosciute differenze tra il Tempio "emulation" e quello "scozzese", quasi si possa edificare il Tempio "ideale". Il resto dei simboli, come l'Uroboros, la Triplice Cinta, la Squadra ed il Compasso sono descritti sotto una luce diversa, che tiene conto sia della loro collocazione all'interno del Tempio, sia del loro significato esoterico. Il Tempo che si trascorre in Loggia ed il Tempo che accompagna la nostra vita sono visti come parti di un Tempo "universale". Si analizza anche la possibilità che la dualità spazio/tempo sia indissolubilmente legata a quella finito/infinito, anche se la prima può essere considerata come una semplice misurazione convenzionale umana. Il lettore viene condotto attraverso un percorso esoterico, a tratti esposto quasi con rigore scientifico, con l'unico scopo di far riflettere, in maniera insolita, sui grandi temi della libera muratoria tradizionale.