Con questo studio Benedetto Croce inaugura un filone interpretativo che pone al centro dell'indagine critica l'importanza della distinzione tra "persona pratica" e "personalità poetica". Dopo aver analizzato il sentimento shakespeariano, il filosofo italiano esamina come il Bardo ha saputo tradurre le proprie emozioni in poesia concreta, restituendo così al lettore un mirabile studio in cui filosofo e critico si compendiano in perfetta armonia. Il saggio si sofferma anche sulla fortuna critica di Shakespeare in Italia, con una ricca e preziosa bibliografia arricchita di note e raffronti, chiudendosi poi con un capitolo di varietà, in cui Croce aggiunge quel tanto di esperienza e di dottrina proprie in appoggio a una tesi che, se approfondita con ricerche negli archivi teatrali, potrebbe dare la chiave di lettura di molti aspetti del teatro shakespeariano ancora incomprensibili e oscuri.