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li yiyun - se vado via

SE VADO VIA




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Dettagli

Genere:Libro
Lingua: Italiano
Editore:

NN EDITORE

Pubblicazione: 10/2022





Trama

Lilia Liska è sopravvissuta a tre mariti, ha cresciuto cinque figli e ha visto nascere diciassette nipoti. Ora vive in una residenza per la terza età e ha un unico obiettivo: leggere il diario del suo amore segreto, Roland Bouley - un uomo appassionato ma anche fragile e vanesio - e contestare ogni evento, correggere ogni ricordo in argute note a margine. Il diario di Roland si trasforma così in un dialogo silenzioso, una conversazione intima lunga una vita, in cui Lilia ripercorre l'esistenza di Roland, opponendo la propria versione a quella di lui, narrando la relazione fugace e clandestina che li ha uniti e rivelandone le tragiche conseguenze - una figlia illegittima, amata e scomparsa troppo presto. E nelle parole non dette, nei pensieri inespressi, nelle vite divise, Lilia cerca le ragioni di quell'amore mai dimenticato, e del dolore pungente che non l'abbandona. Se vado via è un viaggio nel tempo dove passato e presente vivono fianco a fianco e dove la voce di Lilia e quella di Roland si alternano in due verità inconciliabili, eppure vicinissime. Illuminando i moti più liberi e profondi del cuore, Yiyun Li torna con un romanzo sui ricordi e sulla memoria, il luogo in cui la vita e la morte prendono forma.




Recensione Libraio

“Posterità, prendi nota”

 

Lilia è una signora che, superati gli ottant’anni, vive in una residenza per anziani: circondata da coetanei costantemente intrattenuti da iniziative e attività, Lilia è solitaria, dura in apparenza e sarcastica verso gli entusiasmi altrui.

Lei non aderisce a corsi e gite, non partecipa agli incontri, la sua è una reazione tiepida verso tutto.

Lilia ha vissuto tanto, ha avuto una famiglia ampia, con tre matrimoni, cinque figli e una serie di nipoti. Ma ha anche vissuto troppo, come succede a un genitore che ha perso un figlio: Lucy si è uccisa a 27, e la sua bambina Katherine è stata allevata da Lilia come una figlia.

Dare un senso alla mortalità e alla memoria è più che un’attività per Lilia, è il suo presente, perpetuo e pressante. Se vado via di Yiyun Li (NN, traduzione di Laura Noulian) è una continua discussione con l’assenza.

 

“Lilia aveva due voci, una per le orecchie altrui, una per le proprie. Non era l'unica in questo, ma spesso la gente faceva l'errore di lasciar trapelare la seconda voce nella prima. Un segno di debolezza, o di vecchiaia; Lilia non ammetteva né l'una né l'altra.”

 

Nella sua solitudine, autosufficiente e autodeterminata, Lilia esplora il proprio passato, come filosofia di sopravvivenza. La consolazione della memoria avviene attraverso la lettura dei diari postumi di un suo amante della giovinezza, Roland Bouley. Sono stati pochissimi i loro incontri, quando Lilia era poco più che una ragazzina e Roland un affascinante uomo adulto, ma sono attimi che hanno avuto un impatto profondo sulla vita di lei. L’assenza con cui Lilia fa i conti è anche quella di Roland, il padre biologico di Lucy, bella e difficile come era stato lui, l’uomo che per Lilia ha rappresentato il passaggio all’età adulta, un risveglio dalla sua vita di provincia.

Leggendo i diari di Roland, che raccolgono tra l’altro tutte le sue storie, tante iniziali a rappresentare altrettante avventure sentimentali, Lilia si perde in un lavorio di annotazione a margine che diventa un percorso di autocoscienza. Si ritrova in un pugno di pagine, una tra tante, commenta, ironizza, contesta, prende le parti della moglie di Roland e della sua amante favorita, l’enigmatica poetessa Sidelle, lo segue passo per passo, in un dialogo silenzioso e un po’ ossessivo.

 

Le memorie di Roland sono la guida per le sue riflessioni sulla vita, sull’essere madre e moglie e sono il suo modo, eccentrico e un po’ strampalato, di lasciare un suo personale ricordo a Katherine e alla figlia di lei: è a loro che Lilia si rivolge, e le sue note diventano un dialogo con il futuro, che non raccontando nulla di sé, lasciano in eredità l’orgoglio che ha acquisito nella sua vita, anche continuando a rileggere i ricordi di un uomo che forse ha amato più di quanto voglia ammettere con se stessa, e che è rimasto impigliato alla sua vita da più di un rimpianto, di donna e di madre.

 

“Ricordate: solo le persone deboli cercano il riconoscimento degli altri. Noi ci riconosciamo da sole.

Dopodiché, ritagliò quello che aveva scritto e l'incollò con cura dietro la copertina dei diari di Roland.”

 

Se vado via è un lavoro che scava nelle pieghe dell’incertezza, che esplora le sfumature dell’animo umano: Yiyun Li raccoglie tracce del passato per dare una rotta al presente e anche al futuro prossimo, che per Lilia rappresenta una linea di traguardo. In questo senso è un libro sulla morte, perché le riflessioni della protagonista sono di una limpidezza serena, profonda e non priva di umorismo, che scandagliano l’insufficienza della vita in un monologo con l’intensa saggezza di chi vede prossima la fine.

La sua lettura a margine è una lettura difettosa, come lo è la vita, che è fatta di alcuni fatti importanti, e di una miriade di piccoli avvenimenti inutili.

È percorrendo questo mosaico frammentato e polverizzato di incontri, e episodi, che Yiyun Li restituisce verità al personaggio, una donna che non ha mai ingannato se stessa, consapevole di possedere tante donne segrete dentro di sé. La vita è disordine, un giardino pieno di erbacce che non ammette narcisismo nel ricordo: alla fine non siamo altro che trascurabili soprammobili nella memoria degli altri.

 

Lilia ha il cuore murato, non vuole essere gentile, ha un’armatura a proteggere il proprio mondo interiore: è orgogliosa della sua indipendenza ma totalmente ferita da un dolore che è così grande da non avere lacrime, né parole. Nel suo ritratto, Yiyun Li è abile a registrare i sentimenti più che i fatti, consapevole che non esistono parole giuste nel linguaggio delle emozioni, tantomeno quelle della perdita.

Attraverso frasi spezzate, schegge di ricordo, precisazioni, Lilia è caustica e lucida nel bilancio del suo passato, dove invece le parole di Roland, intellettuale avido e pedante, scorrono nel bisogno di mostrare un ritratto migliore di sé, e nel desiderio morboso di essere ricordato.

Non ha voglia di raccontare la sua vita, Lilia, le va bene che i figli e i nipoti la conoscano a piccoli sprazzi. Quello che le interessa è di trasmettere come lascito la sua forza di volontà, il più forte antidoto contro il rimpianto. Alla fine, la difficoltà è proprio prendere se stessi e gli altri per quello che si è.

 

“Interrogatemi su una qualsiasi persona della mia vita, e posso raccontarvi qualche storia. Non è solo che ho buona memoria. Io conservo le persone. Non per avidità. Non sono una accumulatrice compulsiva. Le conservo perché mi piace vivere in mezzo a loro. Ma le persone questo non sempre lo sanno. Ho il mio orgoglio, io”.

 

Ricca e complessa è la scrittura di Yiyun Li che scrive con la sua consueta eleganza, e infonde in questo libro la sua stessa verità di madre messa alla prova dalla vita, in una formula anomala di romanzo epistolare.

Se vado via è un viaggio nel tempo, dove la vita e la morte si sfiorano, e nell’animo di una donna forte e difficile, senza compromessi, che guarda in faccia il suo dolore e anche la sua perseveranza, e che rende così reale il personaggio di Lilia da far amare la sua ruvidezza, l’orgogliosa coscienza di sé, e da farla sentire familiare a chi legge.



Recensione di Francesca C.









Altre Informazioni

ISBN:

9791280284716

Condizione: Nuovo
Collana: LA STAGIONE
Formato: Brossura
Pagine Arabe: 350
Traduttore: Noulian L.


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