Lem è un autore diventato famoso per il genere della fantascienza filosofica, di cui
Solaris è la massima espressione.
Ricorre nel 2021 il centenario dalla nascita di Lem.
Ritorno dall'universo è stato pubblicato nel 1961, piena Polonia comunista ma anticipa dinamiche inquietanti inserendoli nella distopia: nel mondo descritto in Ritorno dall'universo sono scomparsi i libri di carta, sostituiti da avveniristici tablet e robot.
E' un mondo dove non c'è spazio per il pensiero umano e, pur essendo stato pensato e scritto negli anni '60, espone i dilemmi dei nostri giorni riguardo l'esistenza, l'amore, l'aggressività, il bene e il male, la libertà e la prigionia.
Ritorno dall'universo racconta proprio il ritorno dall'universo dell'astronauta Hal Bregg.
Di ritorno sul pianeta terra dopo una missione nella costellazione Fomalhaut, l'uomo sperimenta la teoria della relatività.
I suoi dieci anni lontano da casa sono in realtà 127 anni per la terra, ora diventata per lui luogo alieno.
La città dove fa ritorno non ha finestre, ma schermi che proiettano realtà virtuale. E' tutto un brulicare di livelli, neon, marciapiedi mobili e fasci luminosi. Uno scenario, quello descritto in Ritorno dall'universo, che strizza l'occhio alla pop art e alla massificazione di arte e consumi.
E all'uomo non è andata meglio: un processo di "betrizzazione" ha provato le persone della loro aggressività e contemporaneamente della capacità di provare emozioni.
Nasce quindi una società utopistica, senza né guerra né violenza, comodo e egualitario ma che ad alcuni individui sta stretto.
La passione umana non può essere eliminata e Hal Bregg vive su di sè questo conflitto: spegnere l'umanità per sostituirla a una illusione di felicità artificiale o vivere lo spettro di emozioni.
Un romanzo fatto di grandi interrogativi filosofici ed esistenziali che spinge lo sguardo all'estremo del progresso tecnologico.
Ritorno dall'universo offre una visione quanto mai attuale che mostra effetti drammatici sull'evoluzione dell'uomo.
Recensione di Libraio