30/09/2007
Di violetta54
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Carmine Pullana, noto cardiochirurgo infantile, affetto da un inesorabile cancro polmonare che lo porta sempre piu’ velocemente verso la fine dei suoi giorni terreni, spinto dal bisogno impellente di ritrovare le sue radici, ritorna al paese d’origine per cercare di scoprire il mistero della sua nascita avvenuta in tragiche e oscure circostanze avvolte ancora in veli di nebbiosi ed antichi segreti. Egli si ripropone di squarciarli, interrogando la memoria di chi, sessant’anni prima, ebbe modo di incrociare la sua vita con quella dei protagonisti della vicenda. Intraprende così, un lungo e doloroso viaggio a cavallo del tempo, cercando di riconoscere e fare propria una verità che si manifesta sempre più multiforme nei ricordi dei personaggi da lui incontrati e interpellati a riguardo.
Con la grande potenza evocativa della sua scrittura, essa stessa la vera protagonista del romanzo, in un tripudio di visioni metaforiche e di fastose similitudini, nella musicalità aspra ed ammaliante delle sue note visive, olfattive ed immaginifiche, nel miscuglio di vita e morte che si rincorrono vicendevolmente trasformandosi l’una nell’altra fino a diventare storia, attraverso le strade di un esplodente multilinguismo incorniciato da una natura spesso dai toni apocalittici e traboccanti di dualistiche pennellate in bilico tra il sacro ed il profano, il cammino di Carmine, costellato di incontri, si annoda fino ad intrecciarsi ad altre vite vissute per estrinsecarle in un microcosmo fatto di destini inabissati nelle tradizioni di una terra arcaica come la Sardegna ma nel contempo destini di respiro universale.
Ogni personaggio racconta la propria vita come se fosse già passata e finita; una vera e propria Antologia di Spoon River in una sorta di vitale catarsi oratoria che non trascura bisogni primordiali, sessualità istintive e spesso laide, gravate da corpi di per sé indecenti e screziati da una ingravescente decadenza che riesce a strapparne ogni traccia di antica leggiadr