Le quarantadue rime qui raccolte costituiscono la sezione tassiana delle Rime de gli Academici Eterei, pubblicate nel 1567 in occasione del terzo anniversario dalla nascita dell'Accademia degli Eterei, fondata nella sua abitazione padovana da Scipione Gonzaga, alla quale Tasso fu ascritto col nome di Pentito. L'antologia raccoglieva rime di diversi giovani poeti, e studenti dell'Università, affiliati al sodalizio, ma la sezione tassiana ha meritato negli studi un rilievo tutto particolare in quanto essa si può ritenere la prima tappa significativa della lunga e travagliata storia compositiva e editoriale delle rime. La scelta dei componimenti e il loro ordinamento rivelano un progetto d'autore tendente a rappresentare prima di tutto la varietà dei temi trattati: la lirica amorosa, prevalente, quella occasionale ed encomiastica, e infine, anche se con un solo esempio, quella sacra; inoltre, la silloge si presenta anche come un manifesto di poetica e di stile capace di illustrare la già ammirevole maestria del giovane Tasso nel gestire l'eredità del petrarchismo padano e non solo.
