1940, in un piccolo studio dell'E.I.A.R., l'Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche, sta per iniziare la diretta del radiodramma "Il mistero del Labirinto" quando su direttiva del Duce stesso, bisogna cambiare il finale: l'assassino non può essere italiano. È così che fa la comparsata di un'attrice famosa e l'ispezione di un Console Generale della Milizia, si cerca di trovare un colpevole. Il microcosmo, della radio diventa lo specchio di una realtà sotto censura nella quale il raccontare è l'ingegnarsi a trovare scappatoie. Dieci anni dopo, nello stesso piccolo studio, la stessa troupe e una nuova produzione. Poco prima della diretta lo stesso problema: bisogna cambiare il finale.