Che festa meravigliosa i libri di Stefano Benni: ti immergono nel suo immaginario, ti fanno innamorare di ogni personaggio, ridere a ogni neologismo, e poi ti fanno perdere nei labirinti della sua fantasia. Ti fanno un regalo grandissimo di vitalità e di creatività. Benni è un poeta, un filosofo contemporaneo, un umorista finissimo, un osservatore del nostro tempo dotato di sarcasmo pungente, capace di creare illusioni e speranze, votato a una religiosità gioiosa, semplice e ironica. È un giocoliere della parola. Per sventare l'Apocalisse, la vecchia insegnante Prendiluna ha una missione, che le viene affidata dal fantasma del gatto Ariel: prendere i Diecimici e trovare loro dieci nuovi padroni, dieci Giusti, per dimostrare al Diobono che il bene esiste ancora. Il tempo è poco e Prendiluna parte, i mici dentro una valigia, quattro buchi per farli respirare e un po' di croccantini. Non sappiamo se è una sua visione, se è realtà, se è uno dei sogni Matrioska, che si sa, sono i più affascinanti, o un Trisogno. Vero è che sulla strada di Prendiluna si mettono anche Dolcino e Michele, eretico uno, arcangelo con spada l'altro, scappati dal manicomio per ritrovare la loro cara insegnante, prendere a ceffoni il Diobono, e annientare la setta degli Annibaliani. C'è il Dio Chiomadoro alla loro testa, c'è una suora millenaria in carrozzina, ci sono diavoli e ci sono sacerdoti, eserciti di insetti addestrati alla guerra, poliziotti frustrati dalle serie tv americane, dove i dialoghi sono cool e le indagini spettacolari. Difficile per Prendiluna individuare i Giusti in un mondo ormai arido e senza sentimento, popolato da contagiati di schermofilia, soggetti a crisi d'astinenza se privati del proprio smartafono, da haters che riversano odio sul mondo e seminano ingiurie in chat, e dalla furia razzista e arrogante dei Trumpini e delle Trumpine. Ma Prendiluna non vede tutto nero, lei sa leggere il cuore delle persone, e i Giusti sono scovati sotto le vesti più improbabili. Si suona il jazz, si vendono dildi di ogni fattura, si vive nei sotterranei come dannati, homeless in un universo di sconfitti ma puri. Si gioca a calcio, bambini con un pallone invisibile, e sono loro a tenere lontano il diavolo, bambini veri, tutti rutti e ingenuità, come antidoto alla cattiveria. Lì si nasconde la vera emozione, e la speranza di redenzione. "Un pallone vero ce l'hanno in tanti, ma solo i bambini e pochi altri sanno trovare il Pallone Invisibile. Se impari a giocare col pallone vero puoi diventare un campione, ma se sai giocare col Pallone Invisibile sei quello che vuoi tu, sei tutti i campioni che ci sono al mondo."
Recensione di Francesca Cingoli