Patrick Modiano, Premio Nobel per la letteratura 2014, firma un libro raffinatissimo che è una magnifica rievocazione della giovinezza, sfuggente, inquieta, sospesa. Gli anni sessanta nel quartiere latino di Parigi sono fatti di atmosfere grigie, girovagare annoiato, alberghetti scalcinati, passeggiate notturne sul lungosenna, bar dove si gioca a flipper, etere come evasione. L'incontro del giovane protagonista con Jacqueline e Gérard è una vertigine, un innamoramento dai contorni sfumati. Ci sono loro, provvisori e inaccessibili nel freddo di una Parigi che dilata il tempo, vestiti troppo leggeri nel vento che sferza, con i loro progetti sconclusionati, i soldi racimolati al casinò, il desiderio di fuga, al caldo, nell'ozio, in un'età dove tutto è possibile. Anche un furto e un nuovo inizio a Londra, dopo aver abbandonato Gérard: soli, troppo soli, lui e Jacqueline, troppo piccoli per affittare una camera insieme. Londra ha una freddezza che entra nelle ossa, pervasa dall'odore di muffa delle stanze vuote, Londra spaventa, troppo grande, troppo dura, ostile: ci si aggrappa a nuove conoscenze, ci si imbatte in storie e personaggi di carisma e mistero. Si vive in un'atmosfera desolata quasi irreale, quasi onirica, tra case abbandonate e locali intrisi del profumo della canapa indiana. Ci si ritrova scrittori, una via per salvarsi, partendo da qualche pagina scritta ogni mattina, dando forma a una possibilità. Ci si perde, nell'oblio della vita, dove quindici anni passano così, in un soffio, scoprendoci più vecchi, un po' disillusi, con la vaghezza dei ricordi, che fa anche dubitare che tutto sia successo. Ci si ritrova cambiati, nuove vite, nuovi nomi, appartamenti chic nei quartieri borghesi, qualche fuggevole immagine della memoria, quel che basta per sfiorarsi la mano e la guancia, in un simulacro di calore, in omaggio a quel tempo. Dall'oblio più lontano è un romanzo breve che tocca nel profondo, è un viaggio nell'emozione e nel tempo, e si avvicina alla poesia. Una lettura imperdibile, che ha il fascino delle storie universali, e l'anticonformismo di una scrittura semplice e misurata, che sa creare ombre e fantasmi tingendole di romanticismo e nostalgia.
Recensione di Francesca Cingoli