Il volume raccoglie una serie di scatti realizzati da Carter con il suo telefonino, dotato ovviamente di fotocamera, da cui spuntano fuori momenti di “rara” intimità a cui l’autore non ha saputo, evidentemente, resistere ed il fotografo/documentarista che è in lui ha avuto la meglio su quella che viene definita privacy. Come dicevo all’inizio, il libro in se potrebbe non risultare così interessante traddandosi di foto scattate con un cellulare un pò dove capita, ma il fatto di essere il racconto non ufficiale della vita quotidiana lontana dai set, fotografici e cinematografici, di uno che con l’immagine praticamente ci vive 365 giorni all’anno, 24h/24 rende merito ad una forma di narrazione non convenzionale, rispetto ad i canoni esteici della fotografia classica, ma di sicuro impatto per l’utilizzo di un linguaggio che ormai è vicino ad ognuno di noi.