Con Per strada è la felicità Ritanna Armeni ci porta dritti al cuore della lotta femminista.
Per strada è la felicità è ambientato nell’Italia di fine anni ’60, quando la coscienza e la consapevolezza delle donne si raccoglieva proprio nelle piazze e nelle strade per farsi voce comune e lotta per diritti.
E’ la rivoluzione che ha cambiato il mondo e gettato le basi della nostra libertà.
Quelli che compaiono in Per strada è la felicità sono i temi cari a Ritanna Armeni, che riesce a elaborarli, raccontarli e farli emergere con sapiente maestria mescolando elementi biografici ma allo stesso tempo raccontando una storia in cui tantissime lettrici che hanno vissuto quel periodo potranno riconoscersi.
Per strada è la felicità è ambientato durante un periodo di tre anni, dal 1968 al 1970.
In questi tre anni assistiamo alla vicenda di Rosa, 20 anni, che arriva a Roma per studiare e lavorare.
Ma la piazza e le sue lotte chiamano: tra striscioni, lacrimogeni, facoltà occupate e una crescente consapevolezza, assistiamo alla maturazione di una giovane donna.
In Per strada è la felicità Rosa diventa sé stessa prendendo in mano la propria vita, andando a vivere in una Comune, leggendo classici del marxismo e trovando voce anche grazie alle lettere di Rosa Luxemburg.
Dice Ritanna Armeni parlando di Rosa:
“A Rosa accade quel che, nell’avventura della vita, è accaduto anche a me e a molte altre donne. A poco più di vent’anni si imbatte nella rivolta studentesca del ’68, nell’insurrezione operaia del ’69 e poi nella rivoluzione delle donne. Nel suo percorso trova l’amore, l’amicizia, la lotta, la solidarietà. La fatica e la delusione.
Rosa pensava (pensavo, pensavamo) di cambiare tutto.
Era una battaglia dura ma io che, per scrivere questo romanzo l’ho incontrata e conosciuta molto bene, posso dirvi che l’ha vinta.”
Per strada è la felicità piacerà ai lettori della Armeni che da sempre parla delle donne, come ha fatto in Mara, Una donna può tutto, Di questo amore non si deve sapere.
E piacerà anche a chi ha amato Simone De Beauvoir e Annie Ernaux.
Recensione di Stefania C.