In questo quarto episodio, il commissario Florio ha a che fare con omicidi seriali. Il killer uccide con sofisticati marchingegni e lascia ogni volta una parola scritta per comporre una frase criptica: un mistero che il commissario, insieme al suo alter ego Sciavino, dovrà risolvere confrontandosi con lo squallore di vicende umane che affiorano dal passato. Per schermarsi da ciò, egli ricorre come sempre ai suoi rifugi dell'anima, come la venerata Citroën DS Pallas. La narrazione è avvincente e non mancano momenti grotteschi e spunti di riflessione che l'autore tinge con quella caustica ironia che lo contraddistingue.