Le prime pagine di Memè Scianca di Roberto Calasso pongono una domanda apparentemente semplice e spontanea. Com’era il mondo dei nostri genitori? Desiderio naturale dei figli è sapere qualcosa dell’epoca precedente alla loro nascita, quando magari i genitori era ancora bambini. Storie remote che si perdono nella nebbia di ricordi di età passate, da dove cominciare?
Inizia così il racconto di Memè Scianca; il racconto di un padre sui suoi primi dodici anni di vita. Firenze, la guerra, “la vecchia villa di San Domenico, dove un mattino, a seguito dell’assassinio di Giovanni Gentile, suo padre viene arrestato come pericoloso antifascista”, la distruzione di tutti i ponti della città da parte dell’esercito tedesco in ritirata; e poi, negli anni immediatamente successivi alla guerra, i primi libri che sostituiscono i giochi infantili, la letteratura, la scoperta della musica.
Calasso ripercorre in Memè Scianca un’infanzia vissuta a Firenze, luogo che appare come una realtà separata dall’Italia e da tutto il resto; “una lastra impenetrabile e trasparente confermava quella convinzione della città di essere a parte”.
Recensione di Samuel