Il dialetto mi ha permesso di mantenere vivo il ricordo della mia Marina; un quartiere di Catanzaro che come tutti i quartieri ha le sue tradizioni, la sua cultura, il suo dialetto. I versi di questa raccolta nascono dal confronto fra il ricordo, sempre vivo nella mente, e la realtà locale voluta e influenzata dalla politica e da una cultura che fatica a morire: La cultura dell'amico che ti favorisce per qualunque cosa, anche a scapito del diritto di un altro, in cambio poi di altro favore o del voto. Ed ecco che le trasformazioni e il non fatto, il non riconoscimento di diritti fondamentali, invece di spingere alla ribellione, portano all'accettazione delle pessime decisioni degli amministratori locali. Penso sia necessaria una ribellione per portare ad un cambiamento di cultura del popolo, dell'imprenditore, del politico. Questi versi, oltre a rappresentare momenti personali e di vita marinota, rappresentano denuncia della pessima politica catanzarese e dell'accettazione passiva, da parte dei marinoti, di comportamenti al limite della moralità e dell'etica. Spero tanto che i giovani riflettano sulle condizioni di Marina, magari leggendo anche questi versi che hanno lo scopo di raccontare per far pensare. Eu ti cùntu tu pènsaci.
