A partire dalla seconda metà dell’800 si può con certezza affermare che "il mondo può essere raccontato solo attraverso un'immagine" e "non esistono più libri senza illustrazioni": sono le basi di una cultura visiva che affonda le radici nell'arte grafica. Nessuna meraviglia se una delle invenzioni più affascinanti del XX secolo, l'aereo, è stata sin da principio narrata attraverso i manifesti. Nel 1909 la nascente industria aeronautica apre il primo salone dell'aviazione: l'entusiasmo è tale che il Gran Premio automobilistico sarà sospeso per quattro anni. La gente corre ad ammirare i primi bolidi volanti e gli ideatori dei manifesti si sbizzarriscono con disegni di meravigliose macchine che solcano il cielo. Dopo un capitolo di apertura dedicato alle imprese dei padri dell'aviazione, "Manifesti aerei" documenta il crescente interesse della stampa e delle nazioni per gli aerei attraverso poster che annunciano meeting europei e statunitensi, esposizioni, premi, intere settimane dedicate alla nuova disciplina, insegnata persino alla Sorbona. La curiosità del pubblico è completamente rivolta al mondo dell'aviazione: anche le donne imparano a volare e i salon si trasformano in luoghi di propaganda nazionalistica. Il primo conflitto mondiale è alle porte e i potenti hanno intravisto negli aerei e nel loro mondo un mezzo da sfruttare a proprio favore. Una volta terminata la guerra, spogliato dall'esclusivo ruolo militare, l'aeroplano comincia ad essere impiegato per il trasporto di posta e passeggeri: nascono i primi voli commerciali e le prime compagnie aeree e si amplia il raggio delle destinazioni. Nei capitoli seguenti è illustrato il "decollo dell'aviazione" attraverso una escalation di manifesti che annunciano imperdibili "feste dell'aria", ma soprattutto raccontano l'evoluzione di alcune tra le più importanti compagnie aeree, ancor oggi vive nella memoria grazie a maestri come Vincent Guerra o Géo Ham, eletto ufficialmente "pittore dell'aria" nel 1934.