“E’ facile per noi pensare che una piccola luce riesca a sconfiggere un grande buio. E’ facile crederlo se sei un fiammifero in una stanza vuota, ma se sei una persona è dura pensare di avere qualche speranza, i certi momenti, di avere giorni buoni davanti, di ritornare prima o poi a essere felici [...] Eccole, qui è là. Eccole, quanta luce. Se lo ricordiamo, si accendono tutte insieme"
Luci nella Shoah. Le cose che mi hanno tenuto in vita nel buio di Matteo Corradini è quella che oggi si chiama una storia di resilienza.
Matteo Corradini, già autore di numerosi libri per ragazzi che narrano la Shoah, in Luci della Shoah, il nuovo libro edito da DeAgostini, racconta la storia di 28 tra ragazze e ragazzi che hanno vissuto sulla loro pelle gli effetti e le conseguenze dell’Olocausto, chi da scampato chi da sopravvissuto, chi lasciando la sua memoria a un diario e a poche fotografie.
Luci nella Shoah però si focalizza sulla speranza, che tutti loro, anche solo per un momento, hanno contribuito a tenere accesa.
E come si fa a tenere accesa la speranza? L’essere umano sa essere straordinario e anche nei momenti più tragici è in grado di dare corpo alla sua speranza trasferendola in un oggetto, in un ricordo, in un pensiero.
Ed è così che hanno fatto i ragazzi le cui vite compongono i capitoli di Luci nella Shoah.
Dalle famose Anne Frank ed Etty Hillesum che hanno messo la loro anima in un diario, a Inge Auerbacher che ha lasciato che la sua speranza giacesse nel cuore di una bambola di nome Marlene; da Olga Neerman che nella fuga si porta via un orologino dalle lancette fosforescenti, la cui luce e il cui ticchettio danno un senso al tempo trascorso nel nascondiglio, al violoncello di Amalia Badan.
Luci nella Shoah è corredato da un ricco apparato fotografico di oggetti, fotografie e documenti che raccontano la storie di quei 28 ragazzi.
Perché anche un oggetto, un semplice e comune oggetto, può essere come la luce di un fiammifero in una stanza buia.
Recensione di Stefania C.