Infanzia, crescita, innocenza.
I confini sfumati tra bene e male, e la paura, quella vera, che è propria dell'essere umano nella sua doppia valenza: provare paura e incutere paura.
Later di
Stephen King, il suo nuovo libro, racconta la storia di Jamie Conklin, un bambino apparentemente normale che nasconde un segreto: Jamie vede i morti. Per qualche giorno il bambino, che seguiamo negli anni sino all'adolescenza, è in grado di vedere, parlare e interagire con i fantasmi delle persone.
Sua madre Tia, che fa l'agente letterario, gli impone di tenere segreto il suo dono, ma ovviamente non potrà farlo a lungo. E sarà proprio la madre la causa scatenante del conflitto centrale di
Later di
King. Per amore Jamie attingerà ai suoi poteri, ma si ritroverà coinvolto in una situazione grande, molto più grande di lui, che coinvolge un assassino.
In
Later di
Stephen King ci sono moltissimi temi e stilemi cari al Re dell'Horror.
Su tutti quello spazio terribile e magnifico rappresentato dalla zona grigia che è l'infanzia/adolescenza.
Una zona grigia perché rende possibile credere e percepire cose che da adulti non si è più in grado di contemplare. Ma allo stesso tempo richiede la maturazione di risorse interiori incredibili per non farsi sopraffare e
i romanzi di King ci hanno regalato ragazzini e adolescenti che pur nella loro giovinezza (e forse proprio grazie a questa) sanno essere Maestri di risorse interiori.
Con
Later di
Stephen King è inevitabile ripensare al piccolo Danny di
Shining, alla Banda dei Perdenti di
It sino ad arrivare al primissimo
King di
Carrie, quando già allora mostrava come il confine tra bene e male non fosse così netto.
Later di
Stephen King, ancora una volta, ci mette davanti alla sua più grande riflessione: crescere, in fondo, vuol dire affrontare i propri demoni. Siano essi reali o metaforici.
Recensione di Stefania C.
