Sin dalla sua scoperta nel 1506, il Laocoonte è entrato nel ristretto canone delle «Statue di Roma», celebrato come insuperabile esempio di espressione del dolore, disegnato e copiato dagli artisti, punto cardinale (con Lessing) di ogni discussione sulle capacità rappresentative delle arti figurative a confronto con quelle della parola. Le sculture scoperte a Sperlonga e firmate dagli stessi artisti del Laocoonte (Agesandro, Atanodoro e Polidoro, tutti di Rodi) hanno riacceso l'interesse provocando negli ultimi decenni innumerevoli studi. Eppure, domande cruciali restano aperte: il Laocoonte che vediamo nei Musei Vaticani è un originale, o una copia? E' un prodotto ellenistico, o dell'eta imperiale romana? Quale era il significato della rappresentazione, e quale la cifra stilistica dei suoi autori? Come interpretare le parole dell'unica fonte antica che ne parla, Plinio il Vecchio? Come intendere «il» Laocoonte Vaticano in relazione agli altri Laocoonti, rappresentati nell'arte antica prima e dopo di lui, e in modo assai diverso? Donde venne quel suo schema inconfondibile, indimenticabile? Perché la sua fama subitanea dopo la scoperta, è ancora vivissima? La storia degli studi e del gusto s'intreccia qui in modo inestricabile con le ragioni e i metodi della filologia testuale e della diagnosi di stile: interpretazioni e repliche di artisti fanno parte della storia del Laocoonte non meno degli studi di storici e archeologi. Un quadro del Greco puo valere come una «lettura» del gruppo vaticano non meno di un testo di Winckelmann o di Goethe; e un'iscrizione di Rodi puo contribuire a fissarne la data almeno quanto un confronto stilistico.
In questo libro, Salvatore Settis offre un originalissimo percorso interpretativo del Laocoonte in cui la storia della sua fortuna, dall'antichita alla riscoperta cinquecentesca e via via fino al presente, fa da quadro a una rinnovata analisi delle fonti e a un esame rigoroso dei moduli stilistici. Completano il volume un'ampia scelta di documenti e testi poetici e letterari cinquecenteschi dedicati al Laocoonte, a cura di Sonia Maffei, e una nota sulla storia dei restauri di Ludovico Rebaudo, e quindici immagini del Laocoonte di Pino dell'Aquila.
