“È un'amazzone, ecco chi è. Una guerriera, una combattente. Un'amazzone non si lascia andare. Si batte sino alla fine, senza mollare mai.”
In un esordio da record, divenuto presto un caso editoriale, Laetitia Colombani intreccia i fili di tre storie emblematiche di coraggio e di riscatto. Sono tre le donne protagoniste di questo romanzo, diverse culturalmente, socialmente distanti, ma legate tra loro e a tutte le donne che come loro lottano per la propria indipendenza e la propria dignità.
Smita vive in un villaggio nell’India, e la sua è una condizione disumana senza speranza: Smita è un’intoccabile, e la sua attività è raccogliere gli escrementi nelle case altrui. È stato il lavoro di sua mamma, e per tradizione è ora il suo: ma non sarà quello di sua figlia, Smita non lo permette, e la sua forza è una ribellione al destino, e la sicurezza che il suo dio la proteggerà.
Giulia è una ragazza palermitana che improvvisamente si trova a dover gestire l’impresa di famiglia: quella dei Lanfredi è una maestria antica, quella della cascatura, la raccolta dei capelli che con trattamenti e lavorazioni artigianali, diventano parrucche preziose. È il momento per Giulia di prendere sulle spalle una tradizione arcaica, e per poterla salvare e proseguire, bisogna guardare all’innovazione, fare scelte difficili. Giulia sa di dover andare contro alla famiglia, e il suo coraggio è supportato dall’amore.
Sarah è una donna di successo in un mondo che conosce la fretta della modernità: socia in un grosso studio di avvocati di Montreal, Sarah ha sacrificato tutto per la carriera, vivendo un equilibrio difficile tra privato e professionale. La sua è un’immagine di energia e carattere, che la deve accompagnare nella conquista della poltrona più ambita, a tutti i costi.
“Sembrava una di quelle donne che si vedono sulle riviste, sorridenti e appagate. La sua ferita era nascosta, mimetizzata, quasi invisibile sotto il trucco impeccabile e i tailleur firmati.
Ma esisteva.
Come altre migliaia di donne sparse per il Paese, Sarah Cohen era divisa a metà. Era una bomba pronta a esplodere”.
Sarah conoscerà la discriminazione più infame, e sentirà su di sé la compassione venata da trionfo, di chi pensa di poterla lasciare indietro.
La lotta per un futuro migliore accomuna le tre protagoniste, con esiti sorprendenti ed elementi che sono fili che uniscono, sottili come capelli.
E sono proprio i capelli i legami simbolici dei tre percorsi: quei capelli che concentrano il valore della femminilità, ma storicamente anche del coraggio, dell'invincibilità, che possono essere un dono alle divinità o un elemento di onore e rispetto sociale. Per alcune donne strumento di seduzione, per altre affermazione di carattere, i capelli rivestono in tutte e tre le storie un ruolo quasi sacrale, un aiuto per un destino diverso.
“Alle donne che amano, partoriscono, sperano, che cadono e si sollevano, mille volte, che mille volte si piegano ma non si arrendono.
Conosco le loro battaglie, ne condivido lacrime e gioie. In ognuna di loro c'è una parte di me”.
Smita, Giulia, Sarah sono donne amazzoni, che non accettano di essere messe da parte, reiette in una società che le mette ai margini, le relega a matrimoni di comodo, come merce di scambio, le respinge se malate, se diverse, se “sbagliate” per canoni mai scritti ma sempre sottoscritti dal senso comune, e ancora oggi le discrimina sul lavoro, con percorsi più ardui e trattamenti disuguali. Se è vero che il coraggio non è prerogativa esclusiva delle donne, la forza di affermare la propria libertà, tenendo insieme con grazia ma con vigore le proprie molteplici identità sociali, e i tanti ruoli di ogni giorno, è una grande scommessa tutta femminile, fatta di funambolismi..
La treccia, magistrale e originale omaggio alle donne di Laetitia Colombani, è pieno di forza e di passione.
Recensione di Francesca Cingoli