Se nell'ultimo secolo si è cominciato a parlare di una nuova era geologica definita Antropocene - segnata dal primato dei Sapiens non solo sulle altre specie animali ma anche in seguito al loro incauto e parossistico sfruttamento dell'ecosistema in cui vivono -, oggi si sta delineando un nuovo passaggio storico ancora più problematico: l'avvento del Tecnocene. Si tratterebbe di una nuova era caratterizzata da un diverso fattore dominante: la tecnologia, l'informatica, la cibernetica, la materia digitale e sintetica, l'Intelligenza Artificiale, i robot e gli androidi, insomma una intera nuova componente inorganica del ciclo esistenziale capace forse di evolversi autonomamente e indipendentemente dalla specie di riferimento, e persino di sostituirla. Si parla così di postumano e di Deus ex machina come ennesimo mito utopico per il futuro dei Sapiens, ma questa nuova tappa del "progresso" appare assai discutibile e del tutto criticabile. Da qui deriva perciò la necessità di ridefinire la nozione stessa di "sociazione" che caratterizza lo stesso modello esistenziale antropomorfo, superando quello di società che era stato pensato e praticato in epoche precedenti alla rivoluzione cibernetica, al fine di evidenziarne la pericolosità per il futuro della nostra stessa specie. Perciò vi è anche la necessità di rinominare e riformulare il profilo stesso del soggetto antropomorfo del iii millennio chiamandolo Terrestre e non più soltanto essere umano o cittadino o individuo. Il Terrestre, infatti, è una nuova configurazione bio-tecno-sociale di soggettività organica che vuole difendere il proprio percorso coevolutivo anche in presenza della "rivoluzione digitale", perché quest'ultima è promossa dal capitalismo cognitivo e dallo scientismo tecno-informatico che pianificano la "data driven society" e la "realtà virtuale del Metaverso" del nostro ciclo esistenziale.