La storia di Emil Coetzee parte dalla fine. A Città dei Re la guerra civile sta per terminare, e quando giunge la notizia del cessate il fuoco lui si sta lavando il sangue dalle mani. Riflessa nei suoi occhi, la lotta quotidiana per conciliare la parte più rispettabile di sé e quella più disprezzabile. Andando a ritroso, in un lunghissimo flashback, la narrazione ricostruisce la vita invidiabile di Emil: genitori premurosi, scuole rinomate, una moglie di buona famiglia, una carriera promettente. E un percorso di formazione ispirato dall'esempio di uomini comuni che hanno fatto la storia. In questo scenario all'apparenza lineare, manca il dettaglio più importante: Emil è un bianco in un paese a maggioranza nera, dove i bianchi detengono il potere, mentre i neri vivono segregati. Ma il vento sta cambiando, e inizia a prendere forma la prospettiva di una società e un governo multirazziali. Come il paese si logora, lentamente, per stabilire un nuovo ordine delle cose, anche Emil si consuma in cerca di equilibri interiori sempre nuovi, oscillando tra la forza dei pregiudizi e la dirompenza dei cambiamenti intorno a lui. Siphiwe Gloria Ndlovu ha scritto un romanzo capace di coniugare il raffinato scavo psicologico del protagonista con una narrazione ritmata dal susseguirsi di colpi di scena.