Era questo che rappresentava per lei la moda: un legame, una storia
La stanza della tessitrice è una storia di fili che si intrecciano a formare trame e ricami, a raccontare storie con simboli cuciti con cura, a collegare anime e luoghi attraverso il ricordo. Cristina Caboni ha scritto un romanzo di un’eleganza limpida, raffinato nella scrittura, una tela di intarsi precisi e delicati.
È a Bellagio che Camilla si è rifugiata, dopo le liti e la frattura con la sua famiglia di adozione: una casa di moda e un’eredità troppo pesante, sentimenti che si scontrano, rivalità e gelosie. Sul lago, nella bella sartoria di Sandra, Camilla ha trovato la sua dimensione. La sua idea, in apparenza bizzarra, si è rivelata vincente: ridare vita e spirito agli abiti, riadattandoli al corpo e al cuore di chi li indossa, creazioni che rivivono, infondendo forza. Vuol dire tramandare un ricordo, una vita che in quelle maglie diventa emozione. Camilla lo sa, la moda è proprio quella, cuore e memoria.
Lo ha imparato a Milano, crescendo accanto a Marianne, lo ha anche imparato studiando la vita e gli abiti della mitica Maribelle, stilista a Parigi, un’identità avvolta dal mistero, e una firma personale che aveva in sé poesia e mitologia: Maribelle cuciva nei suoi vestiti uno scrapolario, un sacchetto di stoffa che custodiva semi e fiori, un bigliettino, una frase che era un augurio, un presagio. Così i suoi vestiti, preziosi e inimitabili, diventavano creazioni ancora più rare, opere del cuore, custodi dell’essenza di chi li indossava. Maribelle era più che una stilista, era una tessitrice di sogni.
Quando Camilla si trova, per amore di Marianne, a ripercorrere la storia e i passi di Maribelle e di sua figlia, scomparse nel nulla, questi passi la porteranno molto più in là di dove lei pensava: nel cuore della storia, nelle stradine tortuose di Montmatre, negli atelier più belli, e nel profondo del suo animo. Lì c’è la sua essenza, il suo destino, che si intreccia a quello di altre donne. Ci sarà anche l’amore. E ci sarà un baule, che emana un profumo antico di cura, tessuti bellissimi per ogni stagione della vita, ricami fatti con l’amore di una madre. Perché la vita è proprio questa, una catena composta di tante maglie, una collegata all’altra.
La memoria è qualcosa che tendiamo a ignorare, mi disse. La riportiamo alla mente solo quando ci fa comodo.
Ci si fa accarezzare dalle parole di Cristina Caboni, e dal suono ipnotico delle onde del mare, in una Sardegna magica, dove tutto ha inizio, nella storia di Rosa Maribenia, la sarta “venuta dal mare” e diventata leggenda.
Recensione di Francesca Cingoli