C'è una stanza che non appartiene a nessuna casa. È fatta di corridoi che si piegano su sé stessi e di scaffali che ospitano ciò che abbiamo lasciato indietro. In questo luogo segreto prendono forma le favole raccolte in questo libro: mondi sospesi che nascono da oggetti e gesti dimenticati. Ci sono mappe che portano fuori strada e bicchieri che non si sono mai riempiti, una fabbrica dove si accumulano le ore sprecate e un villaggio in cui le mani restano intrecciate per non perdersi. Un calendario che non torna indietro custodisce i giorni mancati, mentre un archivio silenzioso conserva scuse ormai inutili. Sul palcoscenico delle voci mute si ascoltano parole che non hanno trovato coraggio, accanto a una finestra che non voleva chiudersi mai. E ancora, una scala che sale al contrario e un pennello che ha dimenticato i colori. Ogni racconto è un varco, un invito a entrare nella parte più fragile e luminosa di noi. Perché ciò che crediamo perduto, a volte, non ha smesso di esistere: ha solo trovato rifugio nella stanza degli oggetti erranti.
