Kurosawa definiva ironicamente questo libro come qualcosa che assomiglia a un’autobiografia, forse perché non amava parlare di sé e tutto l’essenziale, a suo avviso, si trovava nei suoi film. Non è un caso che questa specie di autobiografia sia scritta come un film: i suoi protagonisti, gli ambienti, le storie che si intrecciano, i luoghi, tutto appare vivido agli occhi di chi legge come su uno schermo. Il suo libro si legge come un film e racconta storie e persone con la stessa partecipazione, rabbia, poesia e, perché no, anche quell’umorismo, che Kurosawa ha sempre espresso nella sua immensa opera cinematografica.