30/05/2017
Di cristina03colace
2 stelle su 5
Anno del signore 1562, Venezia. Giovanni, un veneziano sulla sessantina, attende che il “pissegamorti” porti a termine il compito affidatogli in cambio di tre ducati: dissotterrare la tomba dove anni prima fu sepolto il suo precettore, il chierico greco Gregorio Eparco, al fine di rivenire un vecchio libercolo nero, riposto dallo stesso Giovanni sotto la nuca del maestro, secondo le sue ultime volontà. All’interno di quest’ultimo è raccontata una vicenda che ha per luogo Costantinopoli nel 1453. È forse il periodo più cupo nella storia della cristianità, che si vede minacciata da un nemico proveniente da Oriente: i Turchi Ottomani, guidati dal loro giovane e sanguinario sultano. In questa situazione critica, agli occhi dei cristiani quasi apocalittica, Gregorio ed il suo socio d’affari ebreo-veneziano Malachia tenteranno di recuperare “i frammenti di Paradiso”, le preziose reliquie della Passione di Cristo e di salvare dalle mani degli infedeli inestimabili tesori cristiani. La trama è tessuta con sapiente maestria e la microstoria si inserisce perfettamente nel flusso di eventi della macro-storia; il tutto risulta quindi accurato dal punto di vista cronologico. La vicenda è ben narrata, sebbene nella prima parte (in seguito al ritrovamento e alla successiva lettura del ‘libercolo’) vi sia una sovrapposizione dei due narratori dovuta all’utilizzo della prima persona, che tuttavia si risolve velocemente nelle pagine seguenti. Inoltre l’utilizzo della lingua veneziana arcaica e la descrizione particolareggiata dei vicoli, delle piazze e soprattutto delle monumentali chiese di Costantinopoli non solo testimonia una minuziosa cura per i dettagli, ma aiuta anche il lettore a calarsi ancor di più nell’atmosfera dell’epoca, senza risultare d’intralcio alla comprensione del testo. Nel complesso, un romanzo storico decisamente avvincente, che analizza un periodo controverso e che è facilmente paragonabile all’attuale situazione di tensione tra Oriente ed Occidente.