Brossura, ill. b/n. L'innovazione e' un bisogno fisiologico, in ogni processo culturale, anzi, si puo' giungere a sostenere che senza di essa non c'e' cultura affatto: ma certo, quando ci si occupi dei settori particolarmente sensibili della ricerca artistica ( si tratti delle arti visive, o di quelle del suono, dello spettacolo, delle lettere, la cosa non cambia), la novita', l'obbligo di cercare immagini di originalita', di non ripercorrere sentieri gia' triti, divengono condizioni determinanti, veri e propri "sine qua non". E dunque, sara' ormai inutile tentare di condannare quanche fenomeno stilistico dicendolo "di moda", o accusandolo di "seguire la moda del momento". La ricerca di stile non e' come la produzione del pane, o di altri generi di prima necessita' necessari per la sopravvivenza; forse, in questo secondo caso, i processi produttivi possono fare a meno di spendere energie nel "nuovo" (ma sara' poi vero, forse che col tempo non mutano anche le forme del pane e della pasta?). Sta di fatto che, qualora si tratti di arte, il variare, mutare, spiare da dove vengano i soffi della moda, costituiscono premesse difficilmente eludibili. E la moda e' tale, cosi' si chiama, perche' incarna come meglio non si potrebbe questa necessita' primaria, la rivela, la mette in scena con una sensibilita' straordinaria: come il galleggiatore, nelle partite di pesca, che trema, si agita alla minima increspatura delle acque, e al minimo strappo del pesce che abbocca, o che solo sfiora l'esca.