SPEDIZIONE GRATIS
con corriere veloce per acquisti oltre 29,00 €.
Pagabile anche con Carta della cultura giovani e del merito, 18App Bonus Cultura e Carta del Docente
“L'istruzione è la tua voce, bambina. Parla per te anche se non apri la bocca. Parla finché Dio non ti chiama per andare da lui.”
Il romanzo di esordio di Abi Daré, nata in Nigeria, residente in Inghilterra, ha la crudeltà e l’orrore della realtà: la voce di Adunni, quattordicenne nigeriana del villaggio di Ikati, è la voce di tante donne segnate da un destino che non hanno scelto.
Adunni ha imparato dalla mamma che l’istruzione è l’arma più preziosa per una donna: studiare vuol dire riscattarsi da un futuro in cui si è merce di scambio, per un matrimonio che porti soldi alla famiglia, e figli maschi al marito. Altro non c’è, solo l’istruzione garantisce una possibilità per costruirsi un domani.
Ma quando la mamma muore, il padre di Adunni non rispetta la promessa che le aveva fatto, di far continuare gli studi alla figlia: spinto dalla necessità di denaro, la dà subito in sposa, quattordicenne, al vecchio Morufu, che è un taxista e paga bene per portarsi a casa la bambina, e farne la sua terza moglie.
“Da oggi e per sempre, questa è tua moglie, ti appartiene. Fanne ciò che vuoi. Usala finché non sarà inutilizzabile! Che possa non dormire mai più in casa di suo padre!”
Silenzio e sottomissione: è questo che chiede Morufu, insieme al resto, alla brutalità che perpetra sul corpo di una bambina, perché è suo possesso. E, accanto a quella del corpo, la schiavitù della mente è proprio questo, essere indotti a credere che è la cosa migliore per sé, essere una moglie sottomessa a un marito padrone disumano, un corpo per soddisfarlo e partorirgli figli, perché con i soldi ricevuti la propria famiglia si può permettere di mangiare bene e comprare un divano.
Ma c’è anche altro sulla strada di Adunni, che si ritrova per una serie di sconvolgimenti scioccanti, domestica a Lagos: una città, piena di macchine, di negozi, di confusione, una realtà di ricchezza e modernità che a una donna bambina riserva lo stesso sfruttamento.
Nella casa dell’imprenditrice Big Madam, donna crudele e volgare, Adunni è una schiava senza catene, denutrita, soggetta a soprusi, pestata a sangue, vittima delle attenzioni del padrone di casa.
Ingenua ma determinata a far sentire la sua voce, Adunni legge di nascosto, nella grande biblioteca della casa di Big Madam: studia i fatti della Nigeria, impara il dizionario Collins. Perché lei lo sa, che dentro ai libri può trovare la risposta della sua emancipazione, e della libertà.
E non si ferma mai dal fare domande, anche quando riceve botte in risposta, perché vuole sapere, capire la realtà che le ragazze come lei sono costrette ad affrontare.
“Io voglio una voce forte, una voce che la sentono tutti. Voglio che entro in un posto e le persone mi sentono, anche prima che ho aperto la bocca. Nella vita voglio aiutare tante persone, così, quando divento vecchia e muoio, vivo ancora nelle persone che ho aiutato.”
E quando all’orizzonte, appare la possibilità di tornare a studiare, grazie a una borsa di studio, Adunni si aggrappa a quella possibilità, forte della sua determinazione e della sua volontà di cambiare il corso della sua vita.
La ladra di parole è una lettura di umanità disperata, di semplicità e di dolcezza, un libro di denuncia alla società del patriarcato, rea di rubare i sogni con la realtà più dura, negando alle donne i diritti più umani e essenziali: per farlo, utilizza le parole di una bambina e fa sentire l’orrore, la violenza di una ribellione straziante, che fa arrivare l’accusa dritta al cuore.
“The girl with the louding voice” del titolo originale è la bambina che vuole diventare maestra, e sa che così può salvare non solo se stessa, ma il suo paese. La sua innocenza è un urlo in difesa della libertà e Abi Daré ha la felice intuizione di farne una narrazione realistica, autentica, con l’uso coraggioso del broken English, l’inglese sgrammaticato di chi non è madrelingua. Con questo stratagemma - accuratamente assecondato dalla bella traduzione di Elisa Banfi - la parola di Adunni acquista una verità espressiva e un’intensità che sono davvero la risorsa più forte di questo libro sconvolgente per la sua testimonianza, e commovente per la sua protagonista, impreparata di fronte ai mali del mondo ma indomita nell’inseguire il suo riscatto, in una lotta che per molte donne come lei è appena iniziata.
“Voglio una voce che la sentono forte.”
Francesca C.
Per le ragazze come me, il futuro è già deciso.
Ma io non mi arrendo nel silenzio.
Cerco le parole per riscrivere il mio destino.
Un giorno troverò la mia voce.
A parlare è un personaggio indimenticabile che dà voce al maschilismo che ancora impera nel luogo dove il romanzo La ladra di parole è ambientato, la Nigeria.
La ladra di parole è l’esordio di Abi Darè, ed è la storia di una giovane nigeriana che a soli 14 anni viene venduta prima come moglie e come schiava. Ma La ladra di parole è prima di tutto la storia di una donna che decide di parlare per sé stessa, di alzare la voce per affermare un diritto, una dignità, una presenza.
“Quando costringiamo le bambine a sposarsi o a lavorare invece che andare a scuola, noi buttiamo via il loro talento, i loro sogni e la loro intelligenza.”
E’ un’affermazione dell’autrice di La ladra di parole che spiega la genesi di questo romanzo rifacendosi all’educazione di sua madre, donna fermamente convinta che più della bellezza vale l’istruzione.
La bellezza passa, l’intelligenza è la strada verso il futuro.
Ed è da qui, dall’istruzione che in Nigeria non è alla portata di tutti, che La ladra di parole parte.
Da un paesino nigeriano sperduto che si chiama Ikati e da Adunni, bambina di questo villaggio dove il tempo sembra essersi fermato e dove le donne sono molto lontane dall’essere istruite.
E’ Adunni La ladra di parole.
Lei ama studiare e sogna di fare la maestra, ma il padre ha promesso di darla in sposa a un uomo molto più grande di lei.
Adunni non può rifiutare, perché il suo futuro marito ha offerto molti soldi alla sua famiglia, soldi di cui hanno un disperato bisogno.
Ma questa piccola Ladra di parole non si arrende e anche se, a malincuore, accetta di diventare la terza moglie di Morufu, non accetta di arrendersi e giunta nella città di Lagos combatte strenuamente per la propria autoaffermazione.
Il sito utilizza cookie ed altri strumenti di tracciamento che raccolgono informazioni dal dispositivo dell’utente. Oltre ai cookie tecnici ed analitici aggregati, strettamente necessari per il funzionamento di questo sito web, previo consenso dell’utente possono essere installati cookie di profilazione e marketing e cookie dei social media. Cliccando su “Accetto tutti i cookie” saranno attivate tutte le categorie di cookie. Per accettare solo deterninate categorie di cookie, cliccare invece su “Impostazioni cookie”. Chiudendo il banner o continuando a navigare saranno installati solo cookie tecnici. Per maggiori dettagli, consultare la Cookie Policy.