La disciplina di Penelope è un ritorno al giallo di Gianrico Carofiglio.
Carofiglio è un autore particolarmente amato, sia per i suoi gialli, nei quali spesso riversa la conoscenza che ha del mondo giuridico e legale, sia per i romanzi caratterizzati da una grande profondità nella lettura dell’essere umano.
Carofiglio infatti, anche in gialli come La disciplina di Penelope, è un bravissimo de-scrittore di umanità.
Inevitabile, forse, per il suo passato di magistrato. Ma non scontato.
Non ci sono solo vicende ben architettate e situazioni che fanno sì che il lettore si immerga nella storia, ma è proprio la sottigliezza che l’autore ha nel rappresentare i suoi personaggi, sempre caratterizzati da forze e da debolezze nelle quali il lettore può ritrovare se stesso e gli altri.
Ed è tutto merito dell’uso delle parole, che anche in La disciplina di Penelope scorrono via leggere, senza però impedire al lettore di soffermarsi sulla natura umana.
La psichiatra diceva che per affrontare i miei problemi e in particolare la rabbia fuori controllo dovevo imparare a dare un nome ai sentimenti, alle emozioni.
“Vede, Penelope” mi aveva detto una volta, “per superare il disagio o addirittura la malattia mentale, un passaggio decisivo sta nel costruirsi un vocabolario preciso per descrivere le proprie sensazioni interiori [...] Il più potente degli psicofarmaci è un buon vocabolario.”
Quel Penelope nel titolo è il nome della protagonista.
La disciplina che le appartiene è piena di luci e ombre e non tutto viene svelato.
Penelope è un ex procuratore legale, di intelligenza brillante, di grande disciplina nel gestire la propria vita, la propria salute fisica e alimentare.
Non fosse per il vizio di bere...
O forse perché quelle ombre sono nuove nella sua vita, per qualche evento taciuto che ha causato la perdita della professione.
Penelope non è più procuratore legale ma ha mantenuto solidi contatti professionali con chi la rispettava e la rimpiange, ed è da uno di questi contatti che un giorno le arriva un “cliente”.
Un uomo al quale anni prima hanno ucciso la moglie.
Lui è stato scagionato ma dagli atti non ne è uscito completamente pulito. Decide così di rivolgersi a qualcuno che, lontano da piste e indagini ufficiali, abbia l’occhio, la sensibilità e l’attenzione di scoprire cosa sia accaduto alla moglie.
La disciplina di Penelope è troppo istintiva e la donna, sebbene razionalmente non abbia intenzione, sente il richiamo dei dettagli e inizia un’indagine che la porta a fare domande, osservare, girare per le strade di Milano.
“Due terzi di quello che vedi è dietro i tuoi occhi”
La disciplina di Penelope è un godibilissimo giallo di ambientazione milanese, con una protagonista insolita e con uno scenario che piacerà sicuramente agli appassionati.
Di gialli e di Carofiglio.
Recensione di Stefania C.