Un approccio sbagliato al tema della città ha portato a una condizione tangibile del degrado in cui questa vive la contemporaneità negata. Siamo di fronte ad una città divisa dove due falsi territori si fronteggiano e si scontrano: da una parte il centro storico delimitato e protetto da pericolosi piani di recupero, dall'altra le nuove periferie affidate ad un caos programmato. Il fatto stesso che si continui a parlare di zone periferiche e di zone centrali è la dimostrazione che non si vuole modificare una tendenza in atto da troppi decenni, impostata sui valori di mercato attribuiti. È questa condizione reale della città, ancora in espansione e sempre più volutamente separata dal centro storico, a negare l'essenza stessa di città che ha sempre affidato la sua ragione alla stratificazione che il tempo della vita porta attraverso la modificabilità continua, in una trasformazione fortunatamente non sempre programmata. Si partecipa ad una riflessione sul rapporto tra identità e modificazione nella certezza che il dialogo tra i due termini, in apparenza o anche per definizione contrastanti, è tanto acceso e continuo che finiscono necessariamente per convergere o perlomeno essere l'uno la verifica nella verità dell'altro: nell'assoluta convinzione che non esiste identità senza modificazione.