Leggere e tradurre Ovidio a Miami. Di più: trasporre le storie di Ovidio attualizzandole. E poi: imparare da Ovidio, che le donne le fa pietra, le fa albero. Farsi pietra o albero sotto il sole di Miami si può, quando l’amore ha deluso, non una ma molte volte. Una di troppo.
C’è stato un matrimonio, e una vita triste in Germania, poi il divorzio, lui che ripeteva staremo insieme per sempre, e il giorno dopo era finita. E una serie di uomini, recuperati dal passato, tristezze un po’ degradanti da rinfrescare, per sentire ancora il proprio corpo, per sentirsi amata, per avere un’illusione.
Quella di troppo è Sir Gold, fascino totale, annientante, e infatti J torna a casa annientata, delusa dall’amore, tutto da ricostruire. Lo si fa dal terrazzo assolato di un condominio di Miami, di quelli da cartolina, con la giungla al posto del cortile e una piscina sinuosa come i fianchi di una donna. Questo condominio è una cartolina un po’ sbiadita, che perde acqua dappertutto, che è poco fashion, e cade a pezzi, abitato da tipi strani, e dove gli amministratori si arricchiscono sui lavori di rifacimento.
Ci si ricostruisce proprio lì, in un condominio che ha bisogno anche lui di ristrutturazione: per J ci sono i versi di Ovidio, un gatto moribondo da curare, un’anatra che vaga in strada da salvare, una nuova amica che la malattia divora da dentro, magrissima e tutta dolori. C’è una madre lontana che conforta ma da sola non ce la fa. Ci sono tanti messaggi, di uomini che sono stati storie e sono divenuti squali, e di amiche piene di conforto e incitamenti ad andare avanti.
Ci si lascia andare alla fantasia, che è maestra suprema nel curare le ferite, e ci si abbandona anche a fantasie non davvero proibite, ma un po’ più audaci della vita vera, una forma di vacanza dal quotidiano, senza effetti collaterali e messaggi nel cuore della notte, la luce del telefonino che illumina la notte a ricordare i propri errori. Si accetta la propria vita, e i propri cambiamenti, i disastri che le relazioni comportano, sempre, e accogliendo le proprie necessarie rinascite come metamorfosi.
"Ogni giorno batto sulla tastiera trenta versi di latino e li trasformo in qualche altra cosa. Ovidio e io stiamo sempre insieme."
Meglio sole che nuvole è un romanzo che tutte le “donne che amano troppo” dovrebbero leggere, come un regalo a sé stesse, come invito a tornare a se stesse, al proprio corpo, ai propri tempi, anche con qualche momento di noia, o di solitudine, la vita piena è fatta anche di quello, e non è detto che sia una cosa negativa.
Guardare avanti, trovando lezioni dovunque, le donne sono piene di risorse, quella più grande è l’ironia, e questo libro ne è pieno. Mai arrendersi, mai guardare indietro, e se proprio è necessario farlo con consapevolezza e senza flagellarsi negli errori "Chi ti ha detto di salire in groppa a uno squalo?"
Brava Jane Alison, bellissimo e colto omaggio a tutte le donne, ovidiane e non. "Non volevi essere di pietra? O di vetro, o di cromo?"
Recensione di Francesca Cingoli