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“La paura era lì da qualche parte, in agguato. Perché nel bosco dell'inconscio c'è sempre qualcosa che ci aspetta.”
L’uomo del bosco di Mirko Zilahy è un viaggio al centro della terra e di noi stessi, che parte con le note del più cupo thriller, e riesce a gestire la suspense fino alla fine unendo generi tra loro diversissimi.
John Glynn è un geologo di fama mondiale che presenta il progetto di una sonda innovativa, grazie alla quale sarà possibile rilevare i movimenti tellurici in profondità e in questo modo prevedere i terremoti. È cresciuto con la passione della terra e dei suoi misteri, ha seguito il percorso segnato dal padre, famosissimo nel suo campo, e morto tragicamente nello scoppio di una miniera in Belgio. John sa fin da bambino che la terra è l’unica realtà che esiste, e la sua voce si può ascoltare. La sua è una mente che vive di prove e di razionalità, in cerca sempre di corrispondenze e di verità scientifiche, ma c’è una parte del suo io che vive nell’oscurità, del trauma che da bambino lo ha segnato, prima con la perdita del padre, poi con la morte di un amichetto di giochi, in una notte piena di misteri.
Zilahy costruisce una seconda storia che scorre in apparenza su un binario parallelo, quella di Rico Trivelli, un commissario che indaga sul suicidio di un detenuto nel carcere di Viterbo. C’è qualcosa che non quadra nella sua morte, e Rico decide di scoprire i motivi che hanno spinto sommariamente a rinchiudere Louis Caron prima in ospedale psichiatrico, poi in una cella. La sua sensazione lo porta ad andare indietro nel passato dell’uomo e gli farà incrociare la strada di John Glynn, a Civita, la città che muore.
“Perché l'unico modo di conoscere il mistero è scavare con le unghie e cavarlo
fuori dalla terra di carne.”
Scavare nel passato della memoria e nella propria paura più profonda per fare emergere i mostri: è questo che si trova a dover affrontare John con l’aiuto di Lucia la moglie psicoterapeuta. Una discesa nel sottosuolo, per scacciare i fantasmi del suo passato, per far affiorare la verità. Solo che questo non è un lavoro scientifico, ma un viaggio al centro del proprio inconscio.
E le voci della terra che John riuscirà ad ascoltare sono quelle del suo passato, le uniche in grado di svelargli un segreto dell’universo più buio, il suo, quello di suo padre e quello che lo lega ai suoi amici d’infanzia e a un segreto nascosto nelle pieghe del tempo.
“Cos'erano quelli, fantasmi di una favola che uno dopo l'altro tornavano a
vivere nella vita di John? Come se man mano che riacquisiva i ricordi John
ricostruisse quelle persone, come se la memoria le... resuscitasse, e il
rebirthing fosse stata una resurrezione in carne e ossa.”
Quello che L’uomo del bosco riesce a fare è unire registri molto diversi tra loro con un risultato affascinante: indagine, informazione scientifica, archeologia, psicologia, poesia e magia sono solo alcuni degli ingredienti di questo libro insolito che tiene alta la tensione fino alla fine, porta nel profondo dell’anima alla ricerca di frammenti di memoria sepolti, scende nel sottosuolo di una miniera, per scoprire la verità nelle profondità della terra, viola i segreti della crosta terrestre, scopre città etrusche, svela i misteri di tombe e di legami familiari totalizzanti, affronta infine l’ignoto, il Mundus, varcando la soglia che separa, e unisce, il mondo dei vivi e quello dei morti.
Alla fine la voce della terra è dentro di noi, insieme a tutte le nostre paure: è un pozzo buio nel quale cadere.
Ricco di citazioni e di fascino, omaggiando
Jules Verne, L’uomo del bosco cattura subito, l’attenzione e la curiosità
del lettore, con un impianto narrativo originale e audace, che riesce a
intrecciare le sue anime con l’onirico, con il simbolismo, i riti indiani e la
tecnologia più spinta, facendo di un thriller una fenomenale macchina di
ricordi, che pesca nell’infanzia le parole più efficaci per dare forma alla
paura dell’assenza e per ingannare la morte.
“Ha grossi fanali al posto degli occhi
E mani giganti che paiono ossi
La testa di rami sottili e stecchiti
La pelle che cade da diti avvizziti
Se l'uomo del bosco ti viene a cercare
Non hai mica scampo, tu devi scappare.”Il sito utilizza cookie ed altri strumenti di tracciamento che raccolgono informazioni dal dispositivo dell’utente. Oltre ai cookie tecnici ed analitici aggregati, strettamente necessari per il funzionamento di questo sito web, previo consenso dell’utente possono essere installati cookie di profilazione e marketing e cookie dei social media. Cliccando su “Accetto tutti i cookie” saranno attivate tutte le categorie di cookie. Per accettare solo deterninate categorie di cookie, cliccare invece su “Impostazioni cookie”. Chiudendo il banner o continuando a navigare saranno installati solo cookie tecnici. Per maggiori dettagli, consultare la Cookie Policy.