«A volte, un nome è l'unica cosa che ti permette di sopravvivere».
Il secondo e conclusivo capitolo della saga dei Florio, l’attesissimo L’inverno dei leoni, è la storia di un esorabile declino, ma è soprattutto una storia di fragilità e di amori, in un’Italia di profondi cambiamenti sociali e politici.
L’ascesa della famiglia ha portato negli anni il nome Florio a superare i confini della Sicilia, è arrivato fino a Roma, a occupare i seggi del potere, ha varcato i mari: il patrimonio si è ingrandito fino a diventare ingombrante, e non ci sono solo il marsala, le tonnare, la compagnia di navigazione, gli investimenti. C’è un senso di responsabilità asfissiante, che avvolge e consente solo ai più forti di non soccombere al peso delle decisioni e dei valori di Casa Florio.
Nel nuovo romanzo di
Stefania Auci sono due generazioni e due stili di vita a fronteggiarsi: da una parte Ignazio, che incarna la disciplina, e la rinuncia, anche dell’amore, dall’altra Ignazziddu, la ricerca decadente del piacere, gli ultimi smisurati e insensati fasti.
Se Ignazio ha avuto la capacità imprenditoriale, la forza e la visione di continuare a costruire, guardando sempre oltre, con la caparbietà ma insieme l’umanità di chi non dimentica il valore dell’uomo, e porta la fortuna Florio alla sua massima espansione, i vent’anni di Ignazziddu sono troppo pochi per ricevere sulle spalle un’eredità pesantissima. È giovane, e forse non ha il talento di chi l’ha preceduto: Ignazziddu si gode la vita, e non ascolta la voce del dovere.
Ma sono soprattutto le donne a emergere nelle pagine de L’inverno dei leoni, due protagoniste immense, Giovanna d’Ondes e Franca Jacona di San Giuliano.
Giovanna è austera e misurata, si è abituata a un matrimonio in cui lei deve amare per tutti e due, ha accettato le menzogne, e ha imparato ad accontentarsi delle briciole dell’amore. Discreta e paziente, anno dopo anno, per il nome della famiglia.
Franca è una regina, icona di stile, raffinata e bellissima: ritratta da Boldini, corteggiata da D’Annunzio, ha fatto della sua eleganza e del suo glamour una corazza. I suoi gioielli, emblemi dei tradimenti del marito, sono la sua scialuppa nella solitudine, e a loro si aggrappa, fino alla fine. Donna Franca, così ammirata da diventare leggenda, tra le mura di casa resta fimmina, condannata ad accettare, in silenzio, i suoi dolori.
«Masculu è, ma tu si' fimmina. Lo sai che è così, e sei tu che devi reagire, e non per il picciriddu. Sai com'è fatto iddu... 'un c'ha' a fari bile, che non serve a niente. Lassalu iri.» Le prende il viso tra le mani, la costringe a guardarla. «Le femmine sono più forti, vita mia. Più forti di tutto perché conoscono la vita e la morte e non hanno paura di affrontarle». Accanto a uomini che non hanno bisogno di altro che di Casa Florio, e del suo potere, le donne sono anime della solitudine ma anche del riscatto, della ricerca della propria identità in una società rigida e patriarcale. Ne è simbolo Giulia Florio, personaggio di grandissima forza, dignità e indipendenza.
La caduta dei “Vicerè di Palermo” erge a protagonista la violenza del destino, la capacità di affrontare gli eventi: è un mondo che si sta evolvendo, e punisce chi resta ancorato ai vecchi modelli, sordo ai primi scricchiolii che annunciano il cedimento delle certezze, prima che delle ricchezze.
Sullo sfondo c’è una Sicilia d’incanto che in quegli anni gloriosi assume un ruolo centrale e sfavillante nel panorama europeo: è una Sicilia cosmopolita, aristocratica che anche grazie ai Florio si apre alle corti internazionali.
Dopo il successo clamoroso dei Leoni di Sicilia, “libro dei record” tradotto in 32 paesi, Stefania Auci vince la non facile sfida delle aspettative con un secondo capitolo riuscito e potente: L’inverno dei leoni rende onore alla storia della famiglia conferendo un’anima agli eventi, conquistando i lettori con la luce della scrittura, e smarcandosi superbamente dalla logica di “seguito di” con grandissima energia e personalità.
Recensione di Francesca Cingoli