Il monumento più prestigioso del Duomo di Milano, dedicato a Gian Giacomo Medici detto il Meneghino – opera di Leone Leoni su disegno di Michelangelo, ritenuto nel Seicento il più bello d'Italia – oggi è ai più sconosciuto. Ultimo difensore della libertà lombarda, tre secoli prima del Risorgimento, il Medici, divenuto marchese di Musso e conte di Lecco, con giurisdizione sulla Brianza fino alle porte di Monza, nel 1529 fu sul punto di conquistare il ducato di Milano.
Rifiutato dai concittadini milanesi, dovette però rinunciare al sogno di liberare la Lombardia dagli eserciti stranieri. Mise allora le sue virtù militari al servizio del progetto di pacificazione universale voluto dall'imperatore Carlo V, combattendo in Europa contro francesi, eretici e turchi che minacciavano Vienna. Divenuto membro del consiglio di guerra di Carlo V, fu nominato viceré di Boemia e insignito dell'ordine del Toson d'Oro.
La sua vita avventurosa fece sognare a occhi aperti l'adolescenza di suo nipote Carlo Borromeo e, nell'Ottocento, ispirò verosimilmente ad Alessandro Manzoni il duello di fra Cristoforo, l'Addio ai monti di Lucia, la figura e la conversione dell'Innominato de I Promessi Sposi.