Scritto in una fase cruciale della sua produzione, "L'idiota" (1869) è il romanzo in cui Dostoevskij realizza il suo ambizioso proposito, ossia quello di "rappresentare un uomo positivamente buono": Il principe Myskin, infatti, è spesso associato alla figura di Cristo per la sua capacità di perdonare e amare incondizionatamente. Egli non è un eroe tradizionale ma un "idiota" agli occhi di una società che misura il valore nell'astuzia e nel potere. Al centro del suo dramma vi sono due donne diametralmente opposte: la tormentata e bellissima Nastas'ja Filippovna, oggetto di scandalo e desiderio, e la pura e giovane Aglaja. Myskin, diviso tra un amore redentore e uno pietoso, diventerà il perno di un triangolo amoroso destinato a sfociare in tragedia. L'autore costruisce un maestoso affresco psicologico e sociale, ponendo la domanda fondamentale: un uomo davvero buono può sopravvivere in un mondo che non lo è?