L’esule (1936) è un libro di memorie scritto da Pearl S. Buck (premio Nobel nel 1938) sulla madre, Caroline Stulting Sydenstricker (1857–1921) di cui descrive la vita trascorsa fra West Virginia e Cina come moglie del missionario presbiteriano Absalom Sydenstricker.
In Cina Caroline affronta la perdita di quattro dei suoi sette figli e sempre più forte cresce in lei il senso di esilio dalla sua patria e famiglia americana. La Buck traccia l’arco di crescente disillusione verso la religione della madre che passa la vita nella vana attesa di cogliere quel segno di Dio capace di dare un significato ai suoi enormi sacrifici. Estraniatosi ormai da tutto, Caroline costruisce delle case per i suoi figli e decide di elargire carità a vicini e sconosciuti. Questo però non le impedisce di fare un bilancio impietoso della situazione e dare un giudizio morale inflessibile sulla sua famiglia. L’esule si conclude con la determinazione della PearlBuck di non commettere l'errore della madre di sottomettersi a un uomo e a una fede troppo zelanti.
L’esule è un libro profondamente critico nei confronti del padre dell’autrice e del suo lavoro missionario in Cina, anche per il trattamento riservato alle donne. Il successo del libro spinse la Buck a scrivere la biografia parallela di suo padre, Fighting Angel.
La notorietà di Pearl S. Buck è legata alla passione e all'interesse verso le questioni umanitarie del suo paese d'origine, gli Stati Uniti, e di quello della sua prima infanzia, la Cina. E’ proprio la vita delle umili famiglie cinesi a costituire il corpus delle sue creazioni letterarie più famose. Tra le sue opere ricordiamo L'amore di Ai-Uan (Mondadori, 1983), La buona terra (Mondadori, 1995), La dea fedele (Rizzoli, 1998), Il segreto di Natale (Interlinea, 2005) e Un'eterna meraviglia (Mondadori, 2014).
Recensione di Libraio
