"L'anarchico" è il romanzo di culto di Soth Polin, uno dei pochissimi scrittori cambogiani sopravvissuti al periodo dei Khmer rossi. Intrecciando in modo spregiudicato cultura occidentale e orientale - Nietzsche, Freud e buddismo -, autobiografia e finzione, Soth Polin esplora la storia recente della Cambogia, la follia del potere, l'influenza manipolatrice dei media e soprattutto le pulsioni più violente che muovono gli individui e le masse. "L'anarchico" si articola in due parti composte a distanza di dodici anni, intervallo di tempo in cui si consuma l'"incubo di fuoco e sangue" della Kampuchea Democratica. La prima racconta la giornata di un intellettuale cambogiano sradicato dalla sua cultura che in un crescendo di sesso e nichilismo culmina in tragedia. La seconda è l'allucinato monologo/confessione che il tassista Virak - un ex giornalista cambogiano rifugiatosi a Parigi dopo aver compiuto una vendetta politica che ha accelerato la rovina del suo paese - rivolge alla passeggera morta nell'incidente stradale da lui provocato. Un romanzo crudo, corrosivo e provocatorio che ci precipita nel "grande tumulto della Storia, laddove le passioni umane sono esacerbate, incandescenti". Prefazione di Patrick Deville.