“Nello stesso istante sollevarono una mano per ripararsi gli occhi, con un movimento che Adele aveva visto centinaia, migliaia di volte in quei decenni di amicizia. Le rivide com'erano un tempo, due ragazze animate dalla determinazione e dalla bellezza. Per loro provava un amore inspiegabile. Un sentimento quasi fisico. E sapeva di averle appena liberate da una sorta di maleficio”.
Tre donne, amiche da oltre quarant’anni, si ritrovano per un fine settimana durante il periodo di Natale nella bella casa al mare di Bittoes, sulla costa australiana. La loro non è una vacanza, però: la casa apparteneva a Sylvie, la quarta amica, il collante del gruppo, che è mancata di recente, e Jude, Adele, Wendy si occupano di svuotare e ripulire la casa che verrà messa in vendita.
Arrivano ognuna con il suo bagaglio di anni e di ricordi, con il proprio atteggiamento verso la vita, e sguardi diversi al futuro: Jude, rigida ed efficiente, intransigente e severa, che riveste fin da subito il ruolo di comandante in capo delle operazioni, guanti di gomma e liste di compiti da eseguire, Wendy, hippie e trasandata che si trascina dietro un cane vecchio più di lei, cieco e sofferente, regalo dell’amica deceduta, Adele, l’ex attrice, curatissima e rifatta, che dietro la maschera del trucco e dei vestiti sgargianti nasconde il terrore della miseria e del baratro dei suoi fallimenti, sentimentali e professionali.
Sono un gruppo male assortito queste tre amiche settantenni, che non potrebbero essere più diverse: si criticano, si giudicano, in imbarazzo una per l’altra, insofferenti una dell’altra. Sylvie non c’è più e il weekend sembra mettere in luce tutte le divergenze e le lontananze delle loro vite.
È solo l’età a renderle simili, e Charlotte Wood rende protagonista la vecchiaia con una sensibilità che ne mette a nudo tutte le fragilità, con brutale dolcezza. Perdono i colpi, le tre amiche, ci sentono un po’ meno bene, hanno male all’anca, sono incontinenti, la loro pelle è disidratata e macchiata. Spiano nei rispettivi beauty case in bagno, e trovano creme e lassativi, pomate e antidolorifici.
Invecchiare è tutto questo, il corpo che cede, la mente che guarda più volentieri indietro che avanti, che cerca nella nostalgia lo stimolo per immaginare un nuovo scenario, una scintilla per una nuova storia da raccontare, mentre cambia lo sguardo degli altri, e cambia l’amore.
In un mondo ossessionato dalla giovinezza e dalla perfezione, essere anziani è un atto rivoluzionario, una provocazione.
“Nessuno ti vuole più quando sei vecchia. Devi farti trovare pronta. Devi affrontare la peggior versione possibile del futuro, devi prepararti. Anticipare, adattarsi, accettare”.
C’è un risentimento reciproco nelle tre donne, una sopportazione che ora dopo ora fa vacillare l’equilibrio reso precario dalla mancanza dell’amica “cardine” del gruppo, e questa mancanza disorienta le tre, apre squarci nel loro intimo e nella loro relazione, e fa esplodere le tensioni in un week end che non ha nulla di celebrativo, che non ha il profumo del Natale, né il sapore della pavlova che Jude cucina sempre per le feste, la sua tradizione. Ma rappresenta anche l’occasione per ridisegnare una nuova formula della loro amicizia, che sia solo loro, liberandosi di segreti e bugie, per un nuovo inizio.
“Erano lì perché si sentivano in dovere di farlo. Per Sylvie e per Gail. Perché lo avrebbero fatto in ogni caso. Perché cos'è l'amicizia, dopo quarant'anni? Cosa sarebbe stata dopo cinquanta, o sessanta? Era un mistero. Qualcosa di immutabile, una forza profonda e ineludibile come la vibrazione dell'oceano che sentiva sotto la sabbia”.
Il weekend di Charlotte Wood ha la potenza di una pièce teatrale, una visione lucida e impietosa, ma al tempo stesso emozionante dell’età che avanza, interpretata sulla scena dell’ambiente domestico “in interno” da tre protagoniste complesse, prime donne alla deriva che generano parimenti antipatia e complicità, e il cui dialogo interiore emerge a ogni pagina con forza, dolcezza e realismo.
Recensione di Francesca Cingoli