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orengo nico - il salto dell'acciuga
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IL SALTO DELL'ACCIUGA




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Dettagli

Genere:Libro
Lingua: Italiano
Editore:

Einaudi

Pubblicazione: 05/2019





Trama

«Con "Il salto dell'acciuga", nel 1997, Nico Orengo usciva per la prima volta dai «suoi» territori dell'estremo Ponente ligure, dove aveva ambientato tutti i suoi romanzi, per spingersi verso il Piemonte seguendo una traccia antica e avventurosa: quella del commercio del sale e delle acciughe, un traffico che si perde oltre il Medioevo nella notte delle fiabe e dei miti. Orengo racconta, ricorda, intreccia notizie storiche e storie di paese, insegue mestieri perduti, odori e colori, accompagnandoci alla scoperta delle verità poetiche e umane che si nascondono nei viaggi millenari del sale e dell'acciuga. E insieme ai riti e ai canti che venivano fatti durante la preparazione della bagna caoda, ci dà del famoso piatto la "vera" ricetta. «Usando il cibo, in particolare il sale e le acciughe, come filo conduttore e come sottofondo di tutto il testo, Orengo scrive un libro poetico e malinconico, coltissimo ed estremamente popolare, in cui personaggi presenti e passati si mescolano e si sovrappongono, in cui autobiografia e mito popolare vanno a braccetto ricostruendo lo spaccato di una civiltà meticcia il cui retaggio sopravvive soltanto, sbiadito, in minuscole borgate abbandonate di montagna o nei relitti di vecchie barche da pesca ormai buone solo per ornare spiagge senza piú pesci né pescatori. Orengo parla in primis di se stesso, ripesca nei propri ricordi mischiando passato e presente, seguendo tracce storiche e chiacchiere da bar, lasciandosi portare dal passo stanco degli ultimi pescatori ormai scomparsi o dai Saraceni che all'alba del Rinascimento riparano in montagna per sfuggire alle sconfitte militari subite sulle coste liguri e provenzali. Una storia di meticciato, di resilienza e di caparbietà, ma anche una storia che una volta in piú ci mostra con semplicità e linearità come confini e frontiere siano una cupa ossessione di chi detiene il potere e il denaro, mentre la storia di tutte le civiltà e di tutte le bellezze del mondo non può che risiedere nell'ibridazione e nella mescolanza.» (dalla prefazione di Carlo Petrini)




Prefazione

Usando il cibo, in particolare il sale e le acciughe, come filo conduttore e come sottofondo di tutto il testo, Orengo scrive un libro poetico e malinconico, coltissimo ed estremamente popolare, in cui personaggi presenti e passati si mescolano e si sovrappongono, in cui autobiografia e mito popolare vanno a braccetto ricostruendo lo spaccato di una civiltà meticcia il cui retaggio sopravvive soltanto, sbiadito, in minuscole borgate abbandonate di montagna o nei relitti di vecchie barche da pesca ormai buone solo per ornare spiagge senza piú pesci né pescatori. Orengo parla in primis di se stesso, ripesca nei propri ricordi mischiando passato e presente, seguendo tracce storiche e chiacchiere da bar, lasciandosi portare dal passo stanco degli ultimi pescatori ormai scomparsi o dai Saraceni che all'alba del Rinascimento riparano in montagna per sfuggire alle sconfitte militari subite sulle coste liguri e provenzali. Una storia di meticciato, di resilienza e di caparbietà, ma anche una storia che una volta in piú ci mostra con semplicità e linearità come confini e frontiere siano una cupa ossessione di chi detiene il potere e il denaro, mentre la storia di tutte le civiltà e di tutte le bellezze del mondo non può che risiedere nell'ibridazione e nella mescolanza. dalla prefazione di Carlo Petrini
«SI SENTE IL PROFUMO DELL'AGLIO ROSA, DEL SALSO DEL MARE, DELLE VALLI NASCOSTE E DELLA OLGA, LA ROSSA CHE PASSA NELLE PAGINE COME UNA COMETA TRA I PICCHI DELLE MONTAGNE» Mario Rigoni Stern




Autore

Nico Orengo nasce a Torino nel 1944, figlio del marchese Vladi e di Casimira Incisa di Camerana. La famiglia era originaria della Mortola, nella Liguria al confine con la Francia, ed era stata proprietaria di Villa Hanbury. Interrotti gli studi universitari, nel 1966 entra all'ufficio stampa Einaudi, dove rimane fino al 1977. Nel 1978 è assunto dalla «Stampa» come giornalista culturale. Per il giornale torinese dirige il supplemento «Tuttolibri» dal 1989 al 2007. In prima fila nelle battaglie ecologiche, nel 1993 idea il premio Hanbury, dedicato allo studio e alla salvaguardia del paesaggio. Muore a Torino nel 2009. Tra i suoi romanzi, Miramare (1976), Dogana d'amore (1986), Ribes (1988), Le rose di Evita (1990), La guerra del basilico (1994), L'autunno della signora Waal (1995), L'ospite celeste (1999), La curva del Latte (2002), L'intagliatore di noccioli di pesca (2004), Di viole e liquirizia (2005), Hotel Angleterre (2007), Islabonita (2009). Del 1992 è Gli spiccioli di Montale, un piccolo libro di narrazioni e divagazioni sottilmente intrecciate, e di denuncia di una speculazione edilizia. Tra i suoi libri di poesia, A-ulí-ulé (1972), Nochenò (1974), Canzonette (1981), Cartoline di mare (1984), Cartoline di mare vecchie e nuove (1999).










Altre Informazioni

ISBN:

9788806242138

Condizione: Nuovo
Collana: LETTURE EINAUDI
Dimensioni: 210 x 10 x 130 mm
Formato: Brossura
Pagine Arabe: 77


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