Si può tacere e vivere, senza farsi troppe domande. L’estrema metamorfosi dell’amore non è il dolore; è la sua assenza.
È così la vita: capovolge le cose, mischiando le carte. Anne è bella, giovane, ricca figlia di un mercante di seta londinese, pronta a innamorarsi e a fare innamorare. E quando parte da Londra, giovane sposa di Prospero, aristocratico ufficiale piemontese, affascinante e superbo, si aspetta l’amore, la tenerezza coniugale e una vita felice. Ha bauli pieni di abiti stupendi, la freschezza dell’età, e tanti sogni.
Scende dalla carrozza di fronte alla sua nuova casa italiana trasfigurata, la bellezza scomparsa per il vaiolo contratto in viaggio. Al suo arrivo a Torino, la bella Anne è una creatura sventurata e straniera, nel cuore e nel volto. Le non è la bella sposa che Prospero aspettava, e Torino non è la Londra che Anne ha lasciato. Siamo nel 1838 e quello che Anne trova è un mondo ancora legato al passato, parrucche e visite a corte, una sobrietà lugubre e conservatrice.
Anne si trasferisce presto nella tenuta del Mandrone, reclusa in uno scenario degno di un quadro di Turner, in un bellissimo e imprevedibile rapporto con il vecchio suocero Casimiro, più illuminato e sensibile del figlio, e in una cerchia di amici operosi e vitali. Con gli anni Anne matura nel suo essere una donna indipendente, culturalmente e finanziariamente, si smarca dai pregiudizi e dalle convenzioni, fa del bene, e nell’assenza di un amore romantico, trova la presenza di sé stessa, e un suo posto nel mondo, diverso dai sogni di ragazza, attivo e concreto nella realtà di donna. Forte e sicura, accetta il cambiamento che nutre lo spirito del tempo, lo accoglie e se ne fa promotrice.
Il rumore del mondo è attorno e si sente: tutto cambia, un fermento che porta a guerre, rivolte, uno statuto che sconvolge gli animi dei più reazionari. C’è ovunque “L’orrenda tendenza del secolo verso la democrazia”, c’è la pulsione dell’imprenditoria che conosce le prime avventure di fabbriche moderne.
Londra è là, in Harvey Street, voci progressiste che risuonano nelle lettere che arrivano, e nei giornali che ci si riesce a procurare. Quello di Anne non è l’unico ritratto di donna evoluta: spicca tra tutti la chaperon di Anne, Theresa Manners, viaggiatrice, scrittrice umorista, che si riscatta dalla vita borghese e chiusa, e da vedova parte, curiosa e coraggiosa, alla scoperta dell’Europa. Erano tempi di cavalli e locande di posta, viaggiare era un’avventura. Gli scritti e le lettere della signora Manners riportano un’epoca vivissima, di polvere e di briganti, ma anche di scoperta ed emancipazione.
È un libro ricco e complesso questo bel romanzo storico di Benedetta Cibrario, che racconta un mondo che cambia, nelle abitudini, nella politica, ma anche negli atteggiamenti e nel modo di guardare la realtà. Un Risorgimento delle menti, che attraversa i salotti, le campagne, le strade.
Nella battaglia di Novara, al suo aiutante di campo, Carlo Alberto disse: “Tutto è inutile”. Un sovrano insicuro e inquieto, ma al contempo coraggioso nel segnare un nuovo corso, nell’accettare di cedere. È l’ultimo personaggio di questo lungo libro: un sovrano che è un uomo fatto di tormenti e scelte, l’Italo Amleto. L’uomo romantico, e invece così moderno.
Recensione di Francesca Cingoli